È una dimensione dolcemente malinconica quella in cui ci lascia immergere Attilio Faroppa Audrino. Nella tranquillità dei paesaggi della campagna italiana, dove il sole picchia, i cani abbaiano di notte lungo i viali alberati e d’estate ci si concede il lusso delle ciliegie, l’autore investiga la natura dei sentimenti, la solitudine dell’uomo, le difficoltà dei rapporti interpersonali. Queste liriche ‘intime’ parlano ad ognuno di noi.
Vento furioso
Vento furioso
e sole spaccapietre
tu non sei da meno
con quel mento da pugno
e quelle mani di ladro
quegli occhi da poco di buono
che mi sfidano
e che ucciderei con le mie labbra
—
Sotto la mezzaluna
poco fa nella notte brillavano
sotto la mezzaluna color d’arancia
le false e belle costellazioni di Soriano e Bomarzo
così mentre tornavo a casa
e mi inseguivano abbaiando i soliti cani
ho sentito acuta
la puntura dell’insignificanza
—
sento un rumore
e cresce
come una maledizione che si avvicina
lontani sono invece
i giorni dei tuffi incerti
nel lago verde delle intenzioni
e delle solitudini sprecate
ma vedi il mio anello?
sigilla il tuo sguardo
e scenderà il silenzio
come una benedizione
almeno fino all’inverno
—
Ecco qui nel piatto ci sono due ciliegie:
una è pallida lucida e stagna
l’altra molliccia sembra di cioccolato.
Ecco qui nella mia testa ci sei tu:
ancora non so come sarai
quando ti mangerò
mi piacerai dolce
e mi farai male
molto
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