Stefania Fiore

Diario di viaggio, diario del treno. L’incedere dei vagoni trasporta l’autrice fisicamente e poeticamente. Stefania Fiore ci racconta le impressioni quotidiane ispirate da un treno, forse metropolitano, che le permette di indagare nel suo intimo e nel comune sentire. Emergono i ricordi dell’infanzia, degli affetti e in fondo di quel viaggio, che chiamiamo Vita, che ci condurrrà alla prossima stazione, senza sapere quale sia.

Flavio Scaloni

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Diario del treno

 Venerdì 26 luglio 2013

Dalla stazione di Finale si vede il mare, si vedono le palme e persino qualche ombrellone.
Lascio una casa silenziosa dove la mia famiglia sta ancora riposando ed inizio un altro viaggio già sapendo il percorso e la mia meta.
Così penso ai viaggi della mia vita, ai cammini e alle strade, ai compagni di viaggio e alle fermate dove non sono scesa. Il mio treno di oggi non fa tutte le fermate ma fa tutte quelle che mi interessano.
È come me adesso, che desidero riempire la mia vita solo di cose belle, come i due giorni passati con la mia amica, noi due sole, senza figli.
In questo momento la sorellanza è la radice più forte che ho: le mie amiche ci sono, tutte le mie donne importanti si sono strette a me come madri, figlie, sorelle, allo stesso tempo.
Il treno riparte e nel mio cuore le abbraccio tutte le donne della mia vita, le donne del mio branco, bellissime e fiere.

 

Mercoledì 17 luglio 2013

Viaggio su un treno dipinto che oggi sembra andare più veloce del solito e non volersi fermare più.
I fianchi del treno sono pieni di disegni fatti con le bombolette spray, immagino chi li ha fatti quando il treno era fermo in un binario lontano oppure nella notte, quando nessuno vede.
Immagino qualcuno che non voleva darsi vedere, qualcuno che ha fatto ciò che non si deve, e nonostante tutto ha creato qualcosa di splendido, che parla della sua gioia di quel momento e che passa nelle città sopra un treno in corsa.
Proprio come me.

 

Lunedì 21 gennaio 2013

Il treno dopo la galleria è solo una luce, poi diventa una creatura flessuosa che si snoda seguendo la via dei binari e noi saliamo, entriamo a farne parte, seguiamo nel suo ventre il percorso già tracciato.
Dopo qualche minuto manca la luce in tutto il vagone ed io spero che non torni.
Guardiamo fuori come da dentro un’auto, le luci sono fuori.
Mi sembrano i viaggi in treno da piccoli con la mamma, quando nel treno ci dormivamo perché la strada era tanta.
Qui tutti vogliono che la luce rimanga accesa ma io vorrei che rimanesse buio, sto pensando alla mia mamma giovane, piena di valigie e bambini, penso al nostro viaggio di agosto verso la nonna e i cugini, le passeggiate in villa la sera e il profumo di aghi di pino.

 

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