Simone Ramello

PREDE

Per il silenzio delle strade,
un padre indica al figlio
la diafana dea sul display,
« osceno », geme,
addittando il male nelle
curve morbide dell’umanità.

Per il silenzio delle foreste,
il figlio indica al padre
il volto spento di animale su
quell’autorità di ucciderlo,
« osceno », geme,
fra le lacrime.

Entrambi prede, di occhi
e di impietosi sguardi neri;
sui loro corpi si consuma
il trionfo dell’uomo,
né male né bene
ma un pallido grigio.

Nella gabbia della loro vita,
convivono con sé stessi
e le grida incessanti
di chi non vuole che più
si pronunci la parola
« osceno ».

E il silenzio in risposta
è l’accettazione del mondo
dell’esser prede, uomini e
animali, vittime di predatori
troppo esperti, invincibili,
umani.

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