Roberto Marzano – Senza orto né porto

MENTRE IO CERCAVO GLI SPICCIOLI

 

Aggrappato con le poche unghie rimastemi

allo strapiombo del terrazzino

buffamente penso a te

e dentro di me, amaro, sorrido

per ciò che siamo diventati adesso…

 

Eppur lo ricordo il tepore delle tue labbra

posarsi leggere sulle pieghe degli occhi

in quel giorno autunnale cenare

unici clienti in quel chiosco

con l’ambizione del ristorante

adagiato sul mare e ai suoi scrosci

le matasse di alghe in balìa del grecale

distanti da tutto fuorché da noi

e poi, e poi, e poi… gli spaghetti con le vongole

erano buoni davvero

e facevan arabeschi sotto il pergolato in canniccio

mentre io cercavo gli spiccioli

per sfamare il juke-box e la mia sete di musica

“All you need is love” per colonna sonora

in quella dolce e vibrante domenica…

 

Ricordi la risata che ci siam fatti

quando ci han detto“certo che c’è una stanza…!”

e per noi era abbastanza

o, meglio, era tutto

tutto quello che ci avrebbe riservato la notte

ognuno avvinghiato per sempre all’altrui destino…

 

Eppoi gli anni, il declino, gli inganni

i musi, il mutismo e i tradimenti

liti col coltello e coi morsi

il confronto a graffi e corpi contundenti…

E ora, quando le mie dita saran troppo stanche

per sopportare ancora le tue torture

precipiterò in silenzio nel vuoto

spiaccicandomi con un solo breve singulto

tra i cassonetti della differenziata

e tu (ah, questo destino…!)

finirai per sempre in galera!

 

Però avresti potuto dirlo quel giorno, mia cara

che non sopportavi il mare, le vongole… e i Beatles.

 

ROMA BRUCIA

Ai fratellini Raul, Fernando, Patrizia e Sebastian morti bruciati vivi a Roma il 6 febbraio 2011

bambini-rom

 

 

Il rovente orizzonte di lamiere ondulate

mi graffia gli occhi, mi piglia a schiaffi

l’acre odore di quattro corpicini in combustione

urla il tormento per quella cruda indecenza.

 

Un pupazzetto di plastica accasciato in un angolo

continua a sorridere malgrado tutto

non è certo questo il momento di interrompere la sua funzione

solo quando Raul sarà un mucchietto di cenere

si lascerà travolgere anche lui dall’onda di fuoco

e mentre il calore lo scioglierà

muterà il sorriso di fabbrica in un ghigno di orrore.

 

Poi sarà tutto una lucida crosta nera

lugubri fiori di fumo, veleno nell’aria…

una buona scusa per spingere i rom

ancor più lontani dal centro.

 

SENZA ORTO NE’ PORTO

 

Senza orto né porto te ne vai dribblando

sassaiole esanimi di manicomi incompiuti

l’abito logoro sulla pancia sacca molle

per scarsa attività protratta non programmata.

 

La stanza che contiene il tuo corpo stanco

loculo gonfio di umido e di muffa

carrucole cigolanti sul cavedio il vuoto

il lamento (o il canto?) di chi stende salme

sulle corde bagnate di quest’immane freddo

(non si scendeva di così tanto da anni

sotto lo zero assoluto la voragine feroce)

fame lenita a sforzo da una grossa latta di conserva

piena di poesia a lunghissima scadenza

da aprire prontamente in caso di scoraggio

e spalmarla senza alcuna parsimonia

su fette di pane fatto d’aria fritta.

 

Perché, vedi, il tempo è spesso un’interminabile  biscia

una moneta stronza che urla “croce”

quando avresti spergiurato “testa”

allora, dovrai rimboccarti in fretta

perché senza orto né porto

ne farai ben poca di strada…

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