In bilico dentro camere oscure in cui sviluppiamo immagini cupe impresse all’interno di pupille. Nelle visioni oniriche di Roberto Marzano, il filo assume questa volta una connotazione che non è di legame, bensì immagine di precarietà.
Allora si rende necessario orientare altrove i nostri occhi e dunque porre ob(b)iettivi altrove, quelle pupille che vogliono ora rimanere aperte, per non regalare tempo al sonno e dunque al legame con i residui incrostati del proprio passato.
Laura Di Marco
CAMERE OSCURE
In preda al disordine, alla costernazione
spiegavo la nebbia ai privi di vista
ai tavoli inclinati dei bar di terza fila
dai flipper assordanti di luci fioche…
Bambole d’organza tribolano immobili
su copriletti ocra in finta seta
in piccole camere oscure appese a un filo
su nuove strade sei piani più in basso…
Bicchierini d’anice disincrostano accidia
ferraglia rugginosa china al tormento
calendari ingialliti da fiati grevi
gemme d’ambra corrose dal lamento
di vecchie credenze impiallacciate
infestate da fantasmi in carta crespa
con le puntine agli occhi, allo sprofondo
in cassetti pregni di pece greca…
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