Strumenti a percussione.
I più antichi.
E i più ancestrali, anche, come il Damaru, il tamburo cosmico stretto in una delle mani di Śiva, origine della parola universale ॐ (AUM), ovvero la fonte di tutte le lingue e di tutte le espressioni, nonché simbolo del suono stesso e della creazione.
Strumenti che dettano il ritmo, un ritmo precedente il ricordo, un ritmo interiore che si lega al battito del cuore. Ritmo sacro, inconfondibile. Ritmo di danza, dalle cui figure scaturisce la creazione del mondo.
Ritmo interiore dell’uomo, reso manifesto dalla poetica del suono.
Danza e strumenti a percussione.
Dettati emozionali, a contenere un ossimoro che a ben guardare non ha nulla di paradossale.
Mary Wigman interpreta per la prima volta Hexentanz, la danza della strega, nella sua prima versione.
Ha il volto coperto da una maschera, come a cancellare l’individualità del danzatore per esaltare l’universalità dell’essere umano. Gli strumenti a percussione la accompagnano,in un rovesciamento significativo rispetto all’uso comune: non è la danza a seguire la musica, ma è il percussionista a dover assecondare con i suoni i movimenti, i dettati della danza.
I due principi complementari, il linga e la yoni, sono graficamente raffigurati da un triangolo di fuoco con la punta rivolta verso l’alto e da un triangolo d’acqua con la punta rivolta verso il basso. Quando questi due triangoli si compenetrano per formare un poligono stellato, ciò rappresenta lo stato della manifestazione. Quando si separano, l’universo si dissolve. L’attimo in cui le loro punte entrano in contatto è il punto limite, il bindu, grazie al quale inizia la manifestazione. Il damaru di Shiva, con la sua forma a clessidra, rende visibile proprio questo. Dalla sua forma sono scaturiti i ritmi del cosmo.*
Percuotendo il tamburo scaturiscono i ritmi del cosmo, i suoni ancestrali; percuotendo il tamburo si rende manifesta la creazione, e a passo di danza si rappresenta l’incommensurabile varietà del creato, tutto.
Suoni e segni, a significare insieme una gestualità riecheggiante il senso del ritmo, che accompagna l’uomo sin dai primordi del suo abitare questa terra.
Ed eccola la meccanica dei sentimenti, limpida, libera dalle contraddizioni.
Meccanica, che non è altro che armonia, ritmo, dettato emozionale, sostrato di una manifestazione non casuale: libera, ma mai casuale.
Il battito del cuore, il ritmo del tamburo.
La danza di Śiva. Il principio armonico.
La materia, la vita, il pensiero non sono che relazioni energetiche, ritmo, movimento e attrazione reciproca. Il principio che dà origine ai mondi, alle varie forme dell’essere, può dunque essere concepito come un principio armonico e ritmico, simboleggiato dal ritmo dei tamburi, dai movimenti della danza. In quanto principio creatore, Śiva non profferisce il mondo, lo danza.**
Ritmo e attrazione reciproca.
Il fluire delle membra, la poetica del rapporto
uomo-spazio, il movimento armonico e discontinuo dei gesti di Mary Wigman.
Il legame tra tutto questo sta nei suoni prodotti dalla percussione di un tamburo.
Il damararu di Śiva, le percussioni presenti nelle coreografie della danzatrice tedesca.
Il piede danzante, il tintinnio dei campanelli, i canti che vengono eseguiti e i differenti passi, la forma assunta dal nostro Kuruparan danzante: scopri questo dentro di te, e le tue catene cadranno.***
La danza, meccanica emozionale, ritmica creazione al suono del tamburo cosmico, avviene al centro dell’uomo, nel suo cuore. E quando nell’uomo si fa strada una tale consapevolezza le catene cadono, si segue il ritmo interiore, si danza la propria appartenenza alla vita.
Si danza il ricordo della scintilla divina di cui siamo il riflesso, riflesso della danza eterna di Śiva.
L’importanza del recupero di una dimensione primordiale del rapporto tra gesto e azione e tra gesto e parola si fa fondamentale, e il suono ancestrale del tamburo, dello strumento percosso, sta a ricordarlo.
Una meccanica sentimentale, forse, quella che fa del ritmo del cuore la percussione del tamburo cosmico, al ritmo del quale avviene ogni nostra creazione.
* A. Daniélou, Miti e Dèi dell’India. I mille volti del pantheon induista, BUR, Milano, 2006, pp. 254-255.
** Id., Śiva e Dioniso, trad. A. Menzio, Ubaldini Editore, 1980, p. 181.
*** Tirumantiram, cit. in A. Coomaraswamy, La danza di Śiva, 2011, p. 115.
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