Lacrima ambrata – Monia Minnucci

La poesia è utilizzata dall’autrice come una sorta di auto-terapia per sublimare gli stati tensivi e le sofferenze, una catarsi rigenerativa, ove l’aspetto autobiografico non manca di tingersi d’universalità.

 

 

Lacrima ambrata

Lenta cola,
lacrima ambrata,
resina screziata,
vischiosa anima fragile.

Posa petali,
bordature d’ autunno,
ceneri del sole.

Malinconico canto.

Riverbero smeraldo
trapassato in appendice,
mozza stampella del rimpianto.

Le gioie si fanno ricordi,
le passioni,
un vento di foglie morte.

 

 

Ali D’acciaio

Ho concesso ali d’acciaio,
levitato sull’assurda
maniglia dell’inferno.
M’arresta l’illusione
del tutto umana,
del tutto causale,
lasciarmi ungere

da un sollievo carnale.

L’ombra ingoia,
sbrana la concezione.

Spegnersi è la chiave
per godere una ad una

le lacrime di scorta,
leggervi in viso
il pallore definitivo dell’assenza,
scorgere fra l’intrigate rughe
lo stupore ricco d’incoscienza.

Ho concesso
ali d’acciaio ad un sogno settico,
l’ombra fondente
cammina buia il perimetro di carne
ed è l’ultima bugia che mi spegne.

 

 

Il piano stabile delle stelle

 

Non tornare.

solo le stelle
hanno un piano stabile,
la gabbia fiorisce di rovi,
comprensioni autunnali.

lo squarcio lunare
ferisce le tenebre,
vedere il male,
ruggire rancore
e rimpianti di sogni,
impiccati sul mare.

Inutile tonfo del tempo,
coazione al ricatto
e infinita poesia.

Nel multiplo tratto
del pianto,
dov’ è rannicchiato il suo volto,
una maschera indosso,
per dire del come e del quando
concepire l’assurdo,
chiamare,
con stravaganti
nomi… l’inganno,
le sirene,
il pagamento finale.

 

 

 

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