Un grande uovo alieno, o meglio un immenso embrione bianco traslucido atto a contenere i visitatori i quali, dopo essersi fatti applicare degli elettrodi sulla fronte, vengono fatti entrare nell’antro di questa embrio-navicella spaziale. I visitatori si posizionano supini e sopra il loro capo iniziano a manifestarsi bolle colorate che si accorpano e si distanziano, creando delle galassie evanescenti. Ci si sente sospesi tra l’aldiquà e l’aldilà, fluttuanti, leggeri e speranzosi che gli elettrodi aiutino i propri pensieri ad incrociarsi con le bolle rosse proiettate sul soffitto per creare un contatto astrale.
Artista giapponese che vive e lavora a New York. La sua carriera artistica è indubbiamente originale e sfaccettata e, pur fondando il suo lavoro sulla tradizione giapponese, si è servita delle tecnologie avanzate e della fotografia e ha assorbito gli influssi dell’arte contemporanea occidentale (soprattutto la Pop Art). Nelle sue performances è apparsa come una donna-geisha tra spiritualità antica e high-tech (Tea ceremony III e Birth of a star, New York, 1995).
https://www.youtube.com/watch?v=5-0KPS1ZzDw
Interessante è anche il fatto che spesso l’artista unisca nelle sue opere elementi delle sue “due nazionalità”, quella di nascita e quella acquisita, ottenendo spesso risultati dalla spiccata impronta spirituale, che esaltano le profonde connessioni esistenti tra tutti gli uomini uguali eppur diversi. Di seguito un’intervista dove Mariko parla della sua arte.
http://www.arte.rai.it/articoli/la-cyber-spiritualit%C3%A0-di-mariko-mori/21097/default.aspx
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