Maram Al Masri

POESIA COME RESISTENZA

Dona Maram Monica
da sx: Monica Maggi, Maram Al Marsi, Dona Amati

Poco meno di un anno fa FusibiliaLibri dava alle stampe Sedici nodi – Poesia, volumetto scritto a quattro mani dalle due poete Maram Al Masri (siriana esule a Parigi) e Monica Maggi. Questa plaquette è nata dalla mia personale convinzione che gli incontri significativi debbano essere assicurati alla memoria, e la conoscenza poetica, soprattutto umana, di Maram Al Masri, ospite su iniziativa di Monica Maggi nel luglio 2013 del prestigioso “Festival delle Letterature” a Roma, ha confermato, oltre al suo potere di rivelazione, l’importanza e il valore aggregativo che ha la scrittura tra persone con medesime sensibilità. E la poesia è il medium elettivo, spontaneo, che accomuna queste due autrici la cui riflessione esistenziale sconfina dal vissuto personale fino all’osservazione e alla denuncia dei gravi fatti politici, sociali che si compiono nel mondo, delle crudeltà umane. Alla generosità delle donne, alla loro pietas attinge la voce, quindi la penna, di queste due poete che riconsegnano alla poesia, il suo ruolo ‘nodale’ di denuncia e impegno civile, l’atto di fiducia verso il futuro, lì a esorcizzare con l’empatia dell’amore, l’affermazione del filosofo Theodor Adorno che “dopo Auschwitz non e più possibile la poesia”. Pertanto noi di Fusibilia abbiamo accolto e quindi, voluto ‘fissare’ in questo volumetto il rilancio all’‘agire’ dopo la consapevolezza e l’indignazione per quanto accade di criminale in alcune zone del mondo, nelle modalità che da sempre annoverano vittime sacrificali tra le donne e i bambini. Cover-Maram-solo-I-paginaSedici nodi – Poesia, è una raccolta con il titolo dai diversi rimandi, dalla somma delle otto piu otto poesie inserite, osservando come il numero ‘otto’ rinvii alla “Giornata internazionale della Donna”, al ‘nastro di Moebius’ e al suo concetto di ‘infinito’, simile alla tenacia di queste due donne, e di altre donne-sorelle che, come loro, eleggono la poesia quale mezzo di opposizione. E nel ‘nodo’, sono compresi i significati di ‘memorandum’, ma anche ‘intreccio’, per le poetiche di due autrici diverse ma, in questo modo legate a un progetto comune; e per ultimo ma non ultimo, nell’estensione del titolo si ravvede l’accenno al ruolo di ‘resistenza’ della poesia, nella diversa disposizione della lettura in Sedici NO di poesia, un messaggio più sibillino, ma non meno efficace, affinché sia assicurata alla coscienza del lettore, alle sue soglie critiche e percettive, lo sforzo del narrare non per ambizione personale ma per attenzione alla verità, alla prospettiva di pace, a una dimensione più grata alla vita: “Io non prendo la chitarra per ottenere un applauso, io canto della differenza tra il vero ed il falso altrimenti non canto”, Victor Jara, martire del colpo di stato in Cile.

 Dona Amati

***

La Siria per me

è una ferita che sanguina.

È mia madre sul suo letto di morte

è la mia infanzia sgozzata

il mio incubo e la mia speranza

la mia insonnia e il mio risveglio.

La Siria per me

è l’orfana abbandonata.

È una donna violentata ogni notte da un vecchio mostro,

abusata, prigioniera,

costretta al matrimonio.

La Siria per me,

è l’umanità che soffre

è una bella che canta un’ode alla libertà

ma le hanno tagliato la gola.

È il popolo dell’arcobaleno

che splenderà dopo la tempesta e la folgore.

 

***

 

Attraverso il sorriso delle tende,

la luce è riuscita a insinuarsi

per denunciare la polvere che danza

e quella che si riposa dopo il volo,

colta nel flagrante delitto

di posarsi in deliziosa indolenza

sulla superficie delle cose

e sulla mia pelle.

La polvere,

una viaggiatrice come me

un’emigrante come me

che, malgrado tutto, non attecchisce da nessuna parte.

Senza patria

viene da ogni orizzonte,

portata dalle ali del vento.

Il vento la spazza con la sua scopa

con i suoi folti capelli

o con le mani.

La semina là dove nessuno la immagina

la semina persino nel cassetto segreto

del cuore.

 

La polvere è la cagna fedele del vento.

 

Gli corre davanti e dietro

vola con lui

dal nord al sud,

dall’ovest all’est

silenziosa

aderisce come una morbida veste

sui corpi

abbandonati.

 

***

 

15 MARZO 2013, 5000 DONNE PRIGIONIERE

Come fate, sorelle mie

con quel dolore al seno

gonfio e indurito?

Con quel dolore

lancinante

al ventre

inondato di tristezza?

Come fate con il sangue

che vi scorre tra le cosce?

Grumi neri di sangue

come fate con quell’odore?

Come fate, sorelle mie

quando avete il ciclo?

Nelle cupe e fredde

prigioni

prigioni che uccidono violentano

prigioni

dove incatenate

vivete ammucchiate.

Come fate, sorelle mie

quando esplode negli occhi il sangue?

 

***

 

Le facciate delle case

sono volti in attesa

le finestre, gli occhi della piazza

le porte, le bocche.

Le facciate delle case

teste serrate le une contro le altre, cappelli di mattoni,

guardano il cuore della piazza

luogo di spettacoli

e di contrattazione

conversano in silenzio

come vecchie vicine.

Testimoni eterne

delle carovane della Storia

specchi del passare

del tempo.

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