Luca Ispani ci porta negli ambienti asfittici e dolorosi della realtà manicomiale. Sembra di tornare all’epoca tristemente nota ante-Legge Basaglia, nelle stanze anguste e dimenticate già raccontate da Merini e filmate nei documentari di Silvano Agosti. Questo componimento crudo e visivo ci esorta a ricordare l’esperienza di emarginazione vissuta da pazienti trattati alla stregua di detenuti nelle peggiori carceri. (Flavio Scaloni)
Ossa
Arterie ristrette
al fumo che gratta le pareti umide
leggere le scritte e i requiem
le dita rotte.
Le sbarre incatenano pensieri
hanno paura a nascondersi
solo latrati, urla
lacrime rigettare alle guardie
lo sguardo sadico alla ricerca del punto debole.
Si vive in una pentola insieme alle ossa scuoiate
La carne per un brodo insipido
sa di vita l’abbandono
Il continuo arrampicarsi
ad alberi invisibili
la melma rimane alta
cercando di strappare
aliti di esistenza.
Ho scritto “io ci sono stato”
in verità pago
la dannazione di esser nato
ora l’ora d’aria volge al termine
L’asfissia del manicomio attende
il sonno eterno delle costrizioni
mi ci aggrappo crepando
le labbra gonfie
le gambe viola.
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