Letizia Leone

Osceno, Animale: lo spunto dal quale prendono avvio questi due testi è quello della relazione sadica, feroce e oltremodo disumana che da sempre l’uomo intrattiene con le creature delle altre specie.
Gli animali storicamente non hanno mai avuto diritti ma l’unica valenza ontologica di cose animate atte all’uso-abuso umano. Eppure oggi questa bestemmia ha assunto proporzioni apocalittiche con le infernali fabbriche di carne degli allevamenti intensivi, vere fosse dell’abiezione umana e dell’orrore.
Un buco nero nella storia dell’umanità, azzeramento di ogni etica all’altare della gola, del profitto e dell’ignoranza. La crudeltà raddoppia nella complicità dell'”arte”, si pensi a certe mostruosità del quotatissimo Damien Hirst come l’uccisione di 9 mila farfalle per la  sua stupida ed oscena installazione alla Tate Modern di Londra; oppure ai suini torturati e tatuati di Wim Delvoye ai quali si riferisce il sonetto proposto.
L’inferno forse nel suo fondo è freddo (cosi come ce lo ha rappresentato Dante), è insensibilità, incapacità di percepire, anestesia totale alla bellezza tanto che ciò che è orrido passa per “bello estetico”, arte e il mondo si rovescia.
L’inferno è questo mondo rovesciato, irriconoscibile…

 

Lingua Bovina

Di creature divorate nell’inverno
il disegno l’anatomia
la sagoma di sdegno
di ogni grande animale
Alce di fumo o Ariete
la sua marmorea pelle e rosa lingua
mozzata che posa
sviscerata dal vasto muggito
gonfia del pascolo
come massa di sale
sulla pagina di marmo.

Come si leviga nella sua pelle
ogni arto amputato
il fremito si mura alla narice
questa perla nera bovina –
nell’assaggio di creazione.
Perché una smania esausta dimora
intatta nell’umido delle gramigne
ben salda sotto il portacarte fesso
che è zoccolo quadrupede
alito fiuto calamita e
uncina curve di paesaggi d’erba crollati.
Cose della terra a raccapriccio
allora
nei depositi di carestia
il trauma del freddo ne fodera
alle pareti una figura:
bue preistorico
idea epica di bisonte
che non ha più luogo
asportato a questa luce moderna
(quale insorgenza, quale lusinga!)
della caverna.

 

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Pigs
(Un sonetto: ovvero Installazione dei suini tatuati)

Tocca l’occhio si! questa chiara pelle
tatuata dei maiali, la tozza
innocenza con già la malasorte
di non sfiorare famiglie di rami

a mozzafiato e il massiccio muscolo
come braccio malavitoso o d’imbarcato
ornato a tette culi e ballerine.
Che ressa di riottosi mammiferi

imboccati nella voragine dei rifiuti
lo spazio semiotico, lombricato
dal tuo segno esausto. Usi la foia

d’emozione, colori corde chiodi
su animali abusati nella voluttà
dell’anormalità prima del massacro.

da La disgrazia elementare, Perrone, 2011

 

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