La sesta InSistenza

Eterno viandante, l’artista, non è mai davvero a casa in nessun tempo né luogo.
Il processo creativo implica, infatti, l’attitudine a cogliere la realtà con occhi diversi e perdersi in connessioni insolite tra elementi distinti della quotidianità. Che resta identica a se stessa, eppure si disvela differente. Ed ecco lo spaesamento, uno smarrimento di fronte a (s)oggetti che mostrano inaspettatamente un volto nuovo, rendendosi ad un tempo familiari e irriconoscibili.
Paesaggi urbani post-industriali, nella loro decadenza quasi apocalittica sono oggetti dell’arte di Andrea Chiesi (Simone Scaloni) e del suo nichilismo attivo, opere romantic-noir incentrate sulle tematiche principali della memoria e del lavoro, dove il Tempo è visto come un Chronos implacabile e saturnino, che divora i suoi figli e, con loro, ciò che avevano prodotto. Proseguiamo con i complessi interventi artistici di Christo e Jean-Claude (Geremia Doria), costrutti di grande impatto visivo ed emotivo, in grado di cambiare la fisionomia di un edificio storico o di un particolare ambiente naturale, risvegliando un sentimento di meraviglia e stupore per quanto ritenuto fino a quel momento già “noto”.
“Spaesamento” può essere, poi, anche la condizione del traduttore, nello svolgimento della sua professione, sempre in bilico tra una lingua e un’altra, un genere letterario e un altro, una cultura e un’altra, tra la propria personalità e quella dell’autore originale (Incontro con Michele Piumini).
Dello spazio urbano, seppure con modalità completamente differenti, si appropria anche Bansky (Valerio Francola) e la sua arte di strada. Ed è in virtù di questa incursione nel vissuto di ogni passante, potenziale spettatore, che la Street Art trova il modo di sorprendere, di far riflettere, anche sorridere, in virtù dei suoi temi contro la guerra, anti-capitalistici, anti-establishment e a favore della pace e il suo stile originale in cui elementi quotidiani, ma anche personaggi, opere famose vengono trasformate, quasi stravolte, grazie all’aggiunta di elementi “estranei”. Con Mara Quadraccia ci avventuriamo, invece, nella Manhattan di Amir Wahib, architetto e designer, la cui arte, influenzata dalle sue origini egizie, unisce fisica e metafisica, tempo (quasi una moderna “religione”) e spazio in una pittura che ricerca l’oltre del visibile per tracciare nuove dimensioni nei paesaggi urbani.
Novello Virgilio, Neil Gaiman (Michela Pistidda), con il suo “Nessun dove” (Neverwhere) ci accompagna ad esplorare il mondo infero, caotico e pulsante della Londra Sotto, popolato di esclusi, corpi estranei della società, per aiutarci a costruire nuove geografie e identità, inventando rinnovati significati simbolici e pratiche sociali tramite un uso sovversivo degli spazi e dei tempi del margine, unica possibilità per sfuggire all’alienazione e allo spaesamento della condizione post-moderna. Maria Carla Trapani in “Pagani” ci conduce in un ager pagensis, là dove solo chi ha il coraggio di spaesarsi può trovare la propria dimensione umana ed artistica. I lettori di Diwali impareranno infine a conoscere Attilio Faroppa (Helmut Schilling), artista poliedrico per eccellenza e in continuo movimento (Svizzera, Roma, campagna umbra), capace di spaziare tra interior design, pittura, scultura, sbalzo del metallo e, ultimamente, fotografia e scrittura, dedicandosi a ciascuna di queste forme di arte con la propria personale sensibilità e raffinatezza.

Alessandra Carnovale

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