La passeggiata – Robert Walser

Passeggiare è un’arte, una scoperta, una «disposizione d’animo avventurosa e romantica», scrive lo scrittore Svizzero Robert Walser nell’incipit di questo suo lungo racconto scritto poco prima degli ani Venti del Novecento. Il tempo dilatato di una giornata trascorsa a camminare per le vie di una piccola cittadina di provincia. Una sfilata di personaggi che gli viene incontro: il severo professor Maili con il suo bastone, il libraio che «mi par di fiutare nell’aria una libreria», due stupendi cappelli che riparano due distinti signori, un cane, un manipolo di bambini « sciamanti sotto al sole», il meccanico, un’attrice, una giovane cantante, la signora Aebi e il suo pranzo, il gigante Tomzack che, come un “fantasma”, un inquietante “spettro infelice” è allo stesso tempo un pezzo stonato ma indispensabile.

La passeggiata diventa l’emblema del piacere, del godimento legato a qualcosa fatto fuori tempo, mentre tutti lavorano. Così anche andare in banca diventa piacevole: «fare un salto di passaggio in un istituto di credito per trattare questioni finanziarie e porre domande che si formulano solo sottovoce è una cosa piacevole e fa senza dubbio ottima impressione».

E il senso di colpa viene mitigato dal brivido della scappatella dalle brighe quotidiane dello scrivere. Walser conduce per mano il lettore tra i sentieri della sua camminata: “mentre tu, caro lettore, ti prendi la briga di procedere coscienziosamente nel chiaro, festoso mattino insieme all’inventore e scrittore di queste righe, senza fretta né urgenza, bensì con delicatezza agio e lucidità, prudentemente pianamente e tranquillamente ecco che arriviamo davanti alla già citata panetteria”. La fantasia vola e allora la vetrina di una boutique diventa la finestra su un mondo altro, lontano ma vicino: «Parigi e Pietroburgo, Bucarest e Milano, Londra e Berlino, eleganza frivolezza atmosfera stracittadina mi venne incontro, mi sorse davanti agli occhi abbagliante affascinante incantevole». Un libro godibile e fresco, un mondo raccontato con gli occhi di un bambino curioso, «uno scritto o una specie di fantasia».

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