“Molte potenze sono tremende ma nessuna lo è più dell’uomo. (…) È lui che anche la dea suprema tra tutti gli dei, Gaia, inconsumabile, instancabile, rivoltando violenta anno per anno con gli aratri tirati dalla stirpe equina. (…) È lui, l’uomo, capace di pensiero, che ha il potere sulle bestie dei campi e su quelle che vagano sui monti; è lui che aggioga il cavallo crinito e l’infaticabile toro. È lui che la parola e il pensiero simile al vento ha imparato e l’impulso che porta alla legge e a fuggire gli strali tremendi dell’inabitabile gelo sotto l’etere aperto. Ovunque s’apre la strada, in nulla s’arresta. Così affronta il futuro. Da Ade solo non ha escogitato scampo, per quanti rimedi abbia inventato a inguaribili mali.” (Antigone, Sofocle)
Strana creatura, l’uomo, il cui adattamento all’ambiente è affidato più alla trasformazione dello stesso attraverso la tecnica che tramite pressione evolutiva, ma allo stesso tempo soggetto alle stesse leggi chimico-biologiche che governano la vita degli altri esseri viventi.
Ed è su questa somiglianza tra uomo e animale, in quanto tutti “soggetto di vita” ed entità senzienti che si fonda la critica allo specismo proposta da Laisve, che sottolinea come alla base della dicotomia essere umano-bestia ci sia la medesima valutazione gerarchica che caratterizza il razzismo e la violenza.
Simone Scaloni ci accompagna, invece, nell’universo magico-totemico dello scultore performer tedesco Joseph Beuys, artista fortemente legato al regno naturale e alla rivisitazione, tramite le sue performance, di riti ancestrali di scambio di identità/identificazione con soggetti animali.
Alla celebrazione di un mistero, esperienza mistica e ultraterrena, assistiamo, attraverso le istallazioni non prive di aspetti macabri e spettrali di Claire Morgan (sempre per la firma di Simone Scaloni), moderna Persefone; istallazioni fatte di materiali semplici, tratti dalla natura e dalla quotidianità, e di lavoro certosino.
Nuovamente una lavorazione meticolosa, questa volta di ori e pietre preziose, troviamo per la foresta incantata, piena di animali simbolici e grotteschi di Raqib Shaw, artista a cavallo tra Oriente (New India) e Occidente (Londra, New York), in cui ci porta a perderci Helmut Schilling, realtà da cui emana un’intensa forza sessuale primordiale, in una mescolanza di opposti che vuole essere critica feroce di una società alla deriva.
Una donna alla sbando, uno stupro, rapporti umani malati e degradati, scissione di personalità sono infine elementi del racconto di Giuseppe Bonaccorso, tasselli di un mosaico che ci raccontano un ulteriore aspetto dell’oscenità di questo animale chiamato uomo.
Per concludere con le parole di Sofocle: “Oltre ogni speranza e ogni attesa, [l’uomo] conosce, fabbrica, inventa, a volte volgendosi al male, altre al bene. Allorché s’accorda alle leggi della sua terra e alla giustizia giurata degli dei siede in alto nella città; ma se si macchia di azioni malvagie e sfrontata audacia, della città neppure fa parte. Mai gli sarò commensale, mai avrò animo uguale con chi così agisce.”
Alessandra Carnovale
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