Avevamo già presentato il lavoro dell’artista romano Giorgio Giardina nel numero Trauma & Creazione: le tele dell’autore ci avevano mostrato in quell’occasione come dalla ‘rottura’ e dalla scomposizione microscopica della materia potesse nascere l’ispirazione per la creazione di opere di grande impatto visivo e intellettuale.Oggi ritroviamo Giorgio ad alcune settimane dalla sua affiliazione alla galleria d’arte romana Carré d’artistes (Via de’ Coronari 17 – www.carredartistes.com). La galleria rientra in un circuito europeo per la diffusione di opere uniche di artistiemergenti in alcuni formati ‘quadrati’ (carrés per l’appunto, n.d.r.), disponibili anche per la vendita on-line.
Com’è nata questa collaborazione con il circuito Carré d’artistes?
Si potrebbe dire che è nata per caso, ma io non credo al Caso. Conoscevo il circuito e mi aveva attirato la loro mission di democratizzare l’arte rendendola accessibile a tutti, tenendo i prezzi entro dei limiti accettabili e puntando sulla standardizzazione di piccoli formati. D’altronde avendo sempre dipinto grandi formati, inizialmente non avevo provato ad entrare tra gli artisti del circuito. Poi, durante l’ultima personale alla Arthes Gallery in via Giulia, le mie opere sono state notate e l’eco dei concetti che cerco di esprimere e arrivato all’orecchio delle galleriste italiane del circuito Carrè D’artistes che, dopo aver studiato il mio lavoro online, mi hanno contattato. Il loro apprezzamento è stata una motivazione molto forte, che mi ha spinto a superare la reticenza iniziale e partecipare alla selezione per entrare a far parte della scuderia Carrè D’Artistes.

per gentile concessione dell’artista e della galleria Carré
d’Artistes.
Cosa ti ha spinto a farti rappresentare dalla galleria romana?
In realtà la scelta non è stata la mia, in Carrè D’Artistes sia la selezione degli artisti che l’assegnazione delle gallerie di partenza passa per una commissione artistica che si riunisce nella sede principale in Francia. Immagino però che nel mio caso abbia influito sulla scelta di Roma come Galleria di lancio il parere delle galleriste italiane (Cristina Caniato, Laura Belli e Francesca Belli) che per prime hanno scommesso su di me; infatti hanno deciso in inserirmi tra gli artisti che porteranno, come Carrè D’Artistes, alla Affordable Art Fair che si terrà dal 17 al 20 Marzo a Milano.Come dicevo, il processo di selezione passa per la commissione artistica francese. La selezione iniziale viene fatta valutando il lavoro in base alle fotografie delle opere, il curriculum dell’artista conta ma non è determinante. Carrè D’Artistes riceve moltissime candidature da parte di artisti di tutto il mondo, quindi in questa prima fase cercano di capire se la qualità delle opere è adeguata allo standard di Carrè e se l’artista ha un suo stile, una sua personalità qualcosa da comunicare. Se l’artista piace, accede a una seconda fase, e dovrà creare quattro opere originali nei formati quadrati, che sono il marchio di fabbrica di Carrè D’Artistes, e spedirli in Francia. Se si passa questa seconda fase ti viene comunicata la galleria di partenza, nel mio caso quella di Roma, ma le opere poi vengono fatte girare nelle varie gallerie del circuito.
La galleria inoltre impone alcuni criteri circa i formati delle opere, un parametro che potrebbe risultare restrittivo per la libertà di espressione degli autori. Tu come ti sei rapportato con queste direttive?

per gentile concessione dell’artista e della galleria Carré
d’Artistes.
Le regole sui formati sono molto rigide. Del resto l’idea di arte accessibile che veicola Carrè si basa proprio sulla standardizzazione del prezzo di un opera in base al formato e non al prezzo. La conseguenza logica di una tale scelta non può che essere un numero limitato di formati. Come detto, Carrè D’artistes propone quattro formati quadrati principali; 13×13, 19×19, 25×25 e 36×36 cm. Se apparentemente questa sembra una limitazione, in realtà io l’ho vissuta più come un’opportunità di crescita. Dipingere sui grandi formati è certamente più semplice; l’artista solitamente sfrutta le dimensioni della tela per ottenere l’effetto emotivo desiderato. Penso alla pittura di Rothko, avrebbe la stessa forza su tele di qualche decimetro di lato? Un’opera a parete, dalle grandi campiture di colore ti colpisce anche da lontano, non ha bisogno di un invito per essere guardata. Un’opera grande come una cartolina, invece, deve prima attirare la tua attenzione per essere notata, è una cosa molto diversa. Inoltre si ha meno possibilità di sbagliare. Dunque con le dimensioni spesso va anche riadattato lo stile. Questo processo porta inevitabilmente l’artista a fare chiarezza sui concetti da esprimere e a pesare con molta più cura ogni elemento grafico della composizione. Di solito un tale sforzo si risolve nel togliere il superfluo e quindi in una maggiore pulizia e forza comunicativa. Diciamo che alla forza d’urto del Grande, si contrappone la potenza evocativa che può essere racchiusa nel Piccolo. Per fare un parallelo con la poesia, si pensi ad esempio agli haiku, e a quanto tempo passa l’autore a pesare ogni parola. Ad ogni modo, Carrè offre anche la possibilità di proporre formati di dimensione maggiori, ma sempre nel rispetto del quadrato; gli artisti possono infatti esprimersi anche con opere di 50×50, 80×80, 100×100 fino a 120×120 cm.
Quante opere sono attualmente disponibili presso la galleria?

per gentile concessione dell’artista e della galleria Carré
d’Artistes.
Delle 45 opere piccole che sono in mostra a Roma, ne dovrebbero essere rimaste una trentina più tre grandi formati.
Possiamo dire che le opere appartengono tutto tutte allo stesso filo conduttore? se sì, quale? puoi parlarcene brevemente?
Nella maggior parte dei casi, parto da un concetto scientifico e cerco di traghettarlo dal mondo razionale a quello delle emozioni e dei sentimenti. Cerco solitamente un parallelo tra le leggi che governano gli atomi e le molecole e quelle a cui rispondiamo come individui, all’interno delle complesse reti di rapporti sociali e culturali che caratterizzano le nostre vite. Per questo motivo spesso includo una spiegazione, ma sarebbe meglio dire una chiave interpretativa, che accompagna ogni opera.
La tua indagine sulle leggi della natura è volta a ‘spiegare’ dei concetti che risultano ostici ai non esperti (potremmo dire quasi in maniera divulgativa) oppure ne rafforza il mistero per via di quell’astrazione che sembra essere la tua cifra stilistica?
Diciamo che come artista cerco la bellezza, e siccome la Scienza si sforza di interpretare la Natura, che è di per sé Bella, nella Scienza c’è moltissima bellezza. A me piacerebbe rendere accessibile a tutti questa Bellezza. Un artista però cerca nell’arte anche un canale di comunicazione perché spesso ha una necessità di comunicazione. Nella mia personale esperienza questa necessità è alimentata dalla percezione sacrale del mistero della vita e della connessione che c’è tra tutti i viventi e la materia di cui siamo parte. Non cerco tanto di spiegare concetti ostici, quanto di partire da una bellezza intuita per accendere una riflessione nuova che possa aiutare a vivere meglio. Credo che questo sia lo scopo ultimo di ogni artista.

per gentile concessione dell’artista e della galleria Carré
d’Artistes.
Cosa ti aspetti da questa esperienza con la galleria?
Per me è innanzitutto un’opportunità di crescita professionale e personale. Già ho parlato della crescita derivata dall’aver dovuto affrontare per la prima volta i piccoli formati, ma devo anche dire che il confronto con ritmi di produzione serrati, ha certamente contribuito a rendere la mia ricerca artistica più costante, facilitando la condensazione di varie sperimentazioni in un linguaggio che è finalmente coerente e riconoscibile. Inoltre è evidente che Carrè rappresenta per un artista una grande vetrina, e quindi spero di allargare il mio pubblico anche al di fuori dei confini nazionali.
Mi sembra che il pubblico abbia accolto molto favorevolmente questo tipo di astrattismo concettuale, se vogliamo definirlo così. Per ora mi sembra ci sia una buona risposta anche della critica.
E per il futuro che cosa progetti? Ti riserverai ancora la possibilità di realizzare delle mostre indipendentemente dal circuito Carré d’artistes?
Non lo escludo. Carré D’Artistes non chiede l’esclusiva agli artisti che espone. Ogni artista può continuare a esporre e vendere anche al di fuori del circuito. In questo momento comunque, mi sto concentrando esclusivamente sulle opere per Carrè, perché mi interessa crescere insieme a loro.
Diwali – Rivista contaminata
Lascia un commento