ILARIA MARGUTTI – Il filo dell’imperfetto

regia di Valerio Morini – musica di Marco Mantovani

Cucirsi gli abiti, dopo il cucirsi addosso, ci lega e ci slega nell’indossare ciò che copre la vera essenza dell’uomo. Si viene intrappolati da una trama troppo fitta ed intricata per riemergere. Il ricamo dell’abito ed il ricamo del corpo, all’unisono parlano lo stesso linguaggio.
Una mano salda. Un ago ostinato, deciso. Un filo che pende giù dalle tele. E le dita ad indicargli i confini da ridisegnare. Tele ricamate, ferite ricucite, frammenti di vita, tessitura di un dolore impenetrabile, Ilaria Margutti sottrae alla storia il tempo, facendo diventare assolute le ferite delle donne da lei ritratte. Un gesto antico, ripetuto, una litania sommessa e silenziosa, tenace e spietata nel suo intento, sensuale ed evocativa nella sua inquietudine. Tessere, ricamare, rammendare, cucire sono tutte ‘azioni’ simbolicamente legate alla ‘creazione’, al generare della vita dall’attesa.

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Sara Lombardo

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