Il Sedicesimo InVerso

Come per l’amore, per la morte la poesia è un canale privilegiato di accesso: ineluttabile ma sfuggente, invisibile e materialissima, fonte al contempo di sollievo e terrore, la morte ci smuove dagli occhi alle viscere.
E per scavare così a fondo, noi esseri razionali non possiamo che tacere e lasciare cantare i poeti…

 

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

Cesare Pavese

 

Quello della morte è da sempre un tema ricorrente in letteratura; ma se nei versi di Pavese questa si identifica negli occhi di un amore perduto, nelle parole dei nostri autori, la fine ha uno sguardo dall’inquadratura vasta che non manca di ricordarci la nostra appartenenza alla terra, in un epilogo che chiude le sue palpebre stanche innanzi alla visione di un insieme distorto, composto di esistenze consumate nella fretta, fragilità, indifferenza, disagio, violenza, con la consapevolezza che questa condizione resterà dopo di noi ma allo stesso tempo la certezza che la parte migliore dell’uomo rinascerà malgrado l’uomo stesso, dopo le nostre brevi e minuscole presenze, ad un certo punto del tempo.

Laura Di Marco

vi presentiamo, in questo numero, le poesie di Davide Cortese, Catia Dinoni, Fabrizio Giulietti, Roberto Marzano, Tina Caramanico e Francesco Vico.
Per la lettura integrale, rimandiamo al nostro pdf.

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