È un trauma che ti fa partire, ti fa voltare le spalle alla tua vecchia vita, alle tue rassicuranti incertezze e sconvolge ogni staticità, ogni equilibrio alla ricerca inevitabile di una nuova o rinnovata armonia. Che tu sia il mare, l’eterno insoddisfatto, sempre a ribollire seppure in annoiate risacche, o uno specchio d’acqua, limpido, di montagna, mosso da una foglia o da un insetto, oppure un passo distratto in una pozzanghera, in cerca di un nuovo cielo da riflettere, sempre lo stesso ma di nuovo nitido, è sempre un piccolo o grande trauma che ti muove. Ti costringe ad azzardare dove non avresti avuto motivo, quella piccola superficie che la suola delle tue scarpe non aveva ancora esplorato; e non è verso casa e non è da nessuna parte, in nessuna direzione, ma da qualche parte porta e la puoi chiamare pianto o disperazione o felicità o fame, la puoi chiamare paura, dolore, amore o semplicemente noia, puoi chiamarla offesa o tentazione o lusinga o abbaglio, ma ciò che non puoi non fare è rimediare, demolire, ripulire, creare, inventare, smettere oppure iniziare, sognare, vivere.
Pietro Bomba
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