L’orizzonte culturale del «giovane» italiano è caratterizzato dall’anti-valore della «chiacchiera», come estrema forma mass-mediatica, dal bofonchiato allo scritto (c.d. «scrivere pur di scrivere»), di degradazione del linguaggio alla dimensione della quotidianità media: in un orizzonte dove – come sostiene brillantemente Luigi Lombardi Vallauri- ogni rivoluzione smette d’aver ragione di esistere, mandati in cassa integrazione i residui anacronistici del marxianesimo o dei marxismi da un super-capitalismo oramai nomadizzato, due strade restano ai c.d. «giovani», categoria sociologica molto borgesiana: a] rivolta (non scevra dalla retorica del conformismo dell’anti-conformismo: idioti che si muovono come asini in branco, coperti da una kefiah nera e con in mano una bottiglia molotov) o b] conformismo (idioti che si muovono come asini in branco, rassicurati dal «[…] marchio della marca, // condannata ogni diversità // allo spettro della forca […]». Nell’antistato di diritto collodiano il «branco d’asini», forza assoluta d’un Italia Paese dei Balocchi, è simbolo dell’identità tra anti-conformismo (Lucignolo) e conformismo (Pinocchio), della infattibilità di qualsiasi diversificazione tra rivolta e conformismo, essendo l’anti-conformismo un conformismo in rivolta. Come uscire dalla disastrosa impasse?
L’intelle(a)ttuale tardomoderno, neon-avanguardista, configuratosi sul modello dell’ironiste derridaiano, è ancora in grado di trovare un senso nell’educazione dei «giovani»? L’«educazione» classica, etimologicamente vista come un e / ducere (in tempi di totalitarismo del politically correct, ogni riferimento a un duce rischia di essere deleterio all’energia argomentativa del discorso), come un «[…] condur fuori l’uomo dai difetti originali della rozza natura […]», come, nella concezione organica dell’intellettuale di Gramsci, condurre il «branco d’asini» lontano dal Paese dei Balocchi, è ancora idonea a render felice i «giovani» balotellizzati o belenizzati? Mah! Questo genere di intellettuale classico, tradizionale, si attirerebbe bestemmie, minacce e denunce di moltissimi genitori della mia età, immersi, sempre di più, nel ruolo di agenti scroungers o di ributtanti maîtresses di «giovani». Prima di educare, un intelle(a)ttuale tardomoderno, neon-avanguardista, configuratosi sul modello dell’ironiste derridaiano, dovrebbe dys-educare, cioè opporsi maieuticamente, con l’auto-ironia d’un Socrate, ad ogni forma di e / ducere: creare dis-trofie (alterazioni del «giusto» nutrimento intellettuale) contro ogni tipo di mass-media, dis-topie (alterazioni della «giusta» desiderabilità sociale) contro ogni forma di consumismo, dis-crasie (alterazione delle «giuste» mescolanze di ingredienti) contro ogni strategia dell’“accontentarsi” o dis-fasie (alterazione del «giusto» ordine delle frasi) contro ogni formalismo artistico, etc…
L’ironia, come mezzo di ribaltamento, di rimorfologizzazione costante (dall’asino all’uomo e dall’uomo all’asino in asino umanitario), assume ruolo centrale nella dis-educazione del «giovane», sfuriando da una fase destruens in cui svuoti e/o abbatta ogni struttura di senso, e arrivando a costruire sensi sempre nuovi e rivivificanti; antimetabolitica e antimetabolica, l’ironia, a cavallo del paradosso (parà-doxa), lontana dal conformismo e dall’anti-conformismo, dalla concordia ordinum e dalla rivolta, è, insieme, arma del dis-formismo, cioè – come mera ironia- dell’attitudine a cagionare alterazioni morfologiche cronicizzate, e strumento dell’auto-dis-morfismo, cioè – come autoironia- della comunicazione di un’attitudine a cagionarsi alterazioni morfologiche cronicizzate. Tra conformismi e anti-conformismi, tra cum o anti, tra la dialettica «con me o contro di me», c’è una terza via: l’auto-scontro del dis-morfismo. L’«ironista» – come sostiene Rorty- è colui che, dominando vocabolari diversi ha «[…] dubbi radicali e continui […]» su ogni vocabolario, incluso il suo, senza mai esigere che il suo sia un vocabolario definitivo. Che dis-messaggio lanciare ai «giovani», allora? 1] Siate dis-morfici, sempre disponibili ad alterazioni di stato (solido / fluido / gassoso), contro l’abituale dis-formismo dei nuovi modelli capitalistici e di «dominanza» (neon-avanguardia); 2] siate ironici e, insieme, auto-ironici (maieutica); 3] siate dubbiosi: non lasciatevi educare e lasciatevi andare ad una costante dis-educazione (dis-formismo); 4] andè a dar via i ciapp, con serenità, com’è andata a fare in culo l’intera nostra generazione di trentenni e quarantenni (calembour). Contro l’orizzonte esistenziale di «chiacchiera» dei mass-media: neon-avanguardia, maieutica, dis-formismo e calembour, senza dimenticare, «giovani» miei, miei amatissimi «giovani» che il mio cuore è con voi – branchi di somari con somatiche branchie-. è con voi il mio cuore quando taglio il filo spinato delle trincee nemiche, coltello tra i denti, bombe a mano nel tascapane, con la speranza che, almeno voi, all’assalto della baionetta, non rimaniate ammazzati. «Giovani»! Ma andè a dar via i ciapp!
Ivan Pozzoni
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