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PILLOLE NIPPONICHE

“…[prestare] piena attenzione ai piaceri della luna, della neve, dei fiori di ciliegio e delle foglie di acero, cantare canzoni, bere vino e provare piacer soltanto nel fluttuare, fluttuare senza curarsi minimamente della povertà che grida in faccia… fluttuare lungo la corrente del fiume come un secco guscio di zucca…” Asai Ryōi, nel suo Racconti del mondo fluttuante, descriveva così il significato della parola ukiyo.

Di derivazione buddhista, il termine ukiyo indicava un senso di fugacità provocato dall’attaccamento ai beni terreni e quotidiani da cui il saggio doveva e voleva rifuggire, un significato completamente trasformato poi nel XVII secolo per poter valorizzare e desiderare proprio quei piaceri effimeri e fuggevoli, “fluttuanti” appunto, in cui la nuova società amava perdersi e rinnovarsi.

Fluttuare, fluttuare e perdersi nel piacere, allontanare la malinconia della realtà e del dolore. Un credo testimoniato dalla ricchezza di immagini che artisti, solo per citare i più conosciuti, come Moronobu, Harunobu, Utamaro, Hokusai, Hiroshige, Kuniyoshi, dal XVII al XIX secolo, propongono in capolavori sempre attuali e ai quali gli artisti contemporanei, volenti o nolenti, rimandano costantemente, realizzando un’arte connotata da quei profili prettamente nipponici che, in maniera prorompente, avanza sino ai nostri giorni.

Se prima la bellezza del paesaggio, la semplicità della vita quotidiana, il teatro e le tradizioni erano raccontati a tutti con gli ukiyo, oggi sono la fotografia, la musica, la tecnologia che permettono all’artista di sviluppare un’arte allo stesso tempo sensibile, delicata, sospesa tra la tradizione e il progresso, tale da rendere attuale ciò che non lo è e viceversa.

Alcuni frammenti di Giappone contemporaneo vengono accorpati da un’arte fatta non solo di immagini di ciò che ci circonda ma da ciò da cui siamo fagocitati e, a sua volta, essa viene strozzata nella morsa dell’originalità realistica e molto spesso aliena ed alienante.

Di seguito, in ordine apparentemente casuale, propongo alcune video installazioni – o semplicemente installazioni – concludendo con quella che dal fluttuante al fluido risulta maggiormente leggera e delicata. Spunti differenti alla ricerca del particolare quasi maniacale, del perfetto, tale da risultare imperfetto, cosa che l’artista giapponese conosce molto bene e che, con una incredula spontaneità, propone ad uno spettatore internazionale.

Sara Lombardo

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