
In concomitanza con la stesura dei componimenti poetici confluiti nel volume Nuove rapide scosse retiniche (ed. Joker) Anna Laura Longo – fautrice di una forma d’arte definita “addizionale” – ha lavorato per un biennio alla progettazione di un impianto visuale specifico, che fa dell’occhio un mirabile centro focale, pervenendo alla configurazione di un vero e proprio gruppo scultoreo, caratterizzato da originali montature in ferro: pseudo-occhiali, dalle forme inusitate e inattese, che sottolineano e accentuano un desiderio di VISIONE espansa e al contempo calibrata sul mondo, soprattutto una visione proiettata verso profondità esplorabili.
La parola occhialoidi felicemente definisce tali strutture, immaginate per occhi acuti e mutevoli.
L’approfondimento e lo studio delle forme, suffragato ed alimentato da un principio internamente evolutivo, ha condotto inoltre a dirigere l’attenzione dall’occhio ad ulteriori sfere sensoriali ed organi (in primo luogo la bocca e il naso) ipotizzando tragitti sicuramente sinestesici e plurisensoriali.
L’installazione è stata portata in numerose città italiane ed estere (tra cui Torino, Macerata, Roma, Bruxelles, Madrid, Firenze, Terni, Losanna, Reggio Emilia, Tivoli, Luxembourg) e si è attualmente arricchita di un reportage fotografico a cura di Matteo Barale.
Scrive Sandro Montalto nella sua introduzione al volume Nuove rapide scosse retiniche:
Anna Laura depura lo sguardo da ogni retaggio falsificante e dice come l’occhio osserva e si muove non in maniera fluida ma a scatti (il titolo del volume allude ai movimenti) e questi scatti ricordano i salti quantici degli elettroni, i quali a loro volta rimandano atomo e ai concetti di vibrazione.
Ed infine Domenico Donatone in una sua recensione :
A dare viva voce a questo nuovo assetto umanistico è l’occhio. L’occhio, infatti, oltre ad essere protagonista della vista, è il medium morale su cui passa e si filtra la realtà-verità circostante. L’occhio è il vero strumento dell’agnizione, del riconoscimento effettivo del sistema-mondo, come sistema-oggetto, sistema-cosa. Così attraverso gli scatti oculari, come integerrime fotografie, attraverso i movimenti saccadici, instaura un nuovo codice di relazione imprescindibile tra l’uomo e le sue cose appunto. Cose che diventano oggetto stesso della sua sensibilità, elementi di un campo visivo che in sé, da sé e per sé evidenzia le divergenze sociali.
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