Ozzola insegue la rappresentazione del movimento della luce. Essa trova forma, nel rispetto della legge deleuziana dell’immagine-tempo (filosofia che ammette che i concetti creati non siano entità inerti, ma al contrario siano capaci di autoformazione, e dunque siano dotati di una vita e una storia), nel rimando ad un tempo medesimo che si esplicita nella relazione tra gli oggetti “spazio” (che è lo studio dell’artista, nel caso specifico) e “luce”, attraverso la differenziazione dei vari intervalli che intercorrono in questa relazione. Tali intervalli di movimento corrispondono ai singoli fotogrammi che l’artista estrae dal video e che diventano specificazioni della relazione suddetta.
Giovanni Ozzola, Superficiale, Under my skin
Sara Lombardo
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