Gemone Visconte di Velieronero d’Oltremare

È un disagio da quesiti esistenziali e contraddittorie quanto claustrofobiche sensazioni, quello che si percepisce nelle parole dell’autore Gemone Visconte di Velieronero d’Oltremare. I dubbi di un “io” disorientato che si avvolge su se stesso nell’umano dubbio tra l’ambire a ranghi nobili o vivere la semplicità di tutti i giorni non sapendo quali voci seguire. Tutto ed il suo contrario, e questo non decidersi è ormai uno spazio angusto, un’immobilità forzata che porta il segno del nulla o della sconfitta.

Laura Di Marco

 

INTRECCIO

gemone-1

Caldo umido.
Scalini di uno stazio per gondole
sprofondano nel mio emisfero destro.
̶   Ai Frari c’è il cuore del Canova!  ̶   Poi mutezza.
Non so a chi dar retta.
Se debba andar dietro alla berretta a tozzo
o alla semplicità in un paniere di pane.
Vorrei non essere così poco propenso.
Mi ha raccontato,
chi mi contiene,
che,
con una conchiglia non pulita,
ho sentito le voci delle vigne dalle celle della Certosa.
Io non rammento.
So solo che mi piaceva seguire
il sotoportego de le Acque.
E vedo ancora quel rio che si mangia la discesa
muschiata.
Ora non posso muovermi.
La mia «cella» ha un numero
con in apice uno zero.
In questo zero io giro sentendo amore
e dolore pulsante da piaghe di decubito.
Ancóra.

 

8 MAGGIO

gemone-2

Diuturno, Montparnasse, esistono rovi senza spine?
Domani un altro sole si leverà dentro al pozzo in cui urlo inconseguente.
I passi miei resteranno dietro alla soglia, lentamente.
Ascolterò mentre te ne vai gettandoti sul letto verbene supine.

Verrebbe fatto di pensare se, sulle prime,
la volta affrescata e a vela quadrata
sarà ancora seguita dal cielo di una controfacciata;
pragmatico anche nei giorni a venire.

Sarò solo.
Imprigionato.
Mi recriminerò per non averti salvata.

Sono solo.
Costernato.
Il volto con la mano a coprire levata.

 

FALENA

gemone-3

 

Ci sono dentro.
Nel bel mezzo
di un accidente di nulla.
Spaesato, spaventato e altre allitterazioni.
Non so.
Traggo, dove possa vederli, i miei no,
un po’ per connotarli in sì
e un po’ per farmi tenere la testa
da Galati morenti.
C’è tanto ma poco, ora!:
tutti vicini e nessuno così tanto.
Se solo sapessi volgere in fuga
l’avversità.
Eppure prima ero un egoista
come tanti;
e forse lo sono ancora.
Guardo te con tutta l’anima
per sentirmi dire che finirà.
Non è ancora il momento…
ed io sono già in esso.

 

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