
Scrisse Ki No Tsurayuki, poeta vissuto nel IX secolo, compilatore e prefatore dell’opera antologica Kokinshū : “La poesia del Giappone ha per seme il cuore umano e si espande in migliaia di foglie di parole”. Tra gli autori di questa imponente opera (1100 liriche in 20 volumi), la kaijin Ono No Komachi (kaijin è l’appellativo per gli scrittori di waka, così come haijin quello per scrive haiku) sua coeva, viene indicata, unica donna, tra i Rokkasen (I sei geni della poesia) dell’antico Giappone. Poetessa del primo periodo Heian, ancora annoverata tra i massimi nomi della letteratura nipponica, nei 31 onji (impropriamente sillabe, per noi) che compongono ciascuno dei suoi 118 waka (cinque versi di 5-7-5-7-7) Ono No Komachi infonde con un lirismo profondamente passionale il senso estetico della parola quando natura e vita sono percepite attraverso la sensibilità dell’essere donna. Lo stesso Tsurayuki descrisse la sua poesia come “non priva di un’ingenuità dal sapore antico e di delicatezza”.
Tramandata a noi come donna dotata di personalità spiccata, spirito autonomo e dalla bellezza dirompente (tanto che ancor oggi con il suo nome si indicano per antonomasia donne di grande avvenenza), dallo status sociale incerto poiché alcuni la riferiscono dama imperiale, altri concubina di rango, il suo personaggio corre sul filo della leggenda che nei secoli ha contribuito a creare una figura di donna artefice delle proprie scelte, libera, passionale e dai molti amanti, e che seppe condurre scambi poetici epistolari con alcuni grandi poeti suoi contemporanei.
Le notizie accertate sulla sua vita sono vaghe e influenzate dalle detrazioni con le quali si confrontò tutta la vita e anche oltre, ma sul finire dell’età della bellezza e della fortuna, ormai sola e in povertà, allontanata dal palazzo imperiale come spesso accadeva alle donne di corte, non più in grado di fascinare gli uomini che la leggenda narra avesse al seguito e con i quali si era misurata anche capricciosamente, la tradizione vuole che abbia composto il suo waka più famoso, intriso di rimpianto per la stagione dileguata, la gioventù, in cui il rammarico per ciò che si allontana sempre più dalla vanità, testimonia più il suo genio letterario che la vita gaudente.
Il colore dei fiori
è già svanito
e io invecchio
persa in pensieri vuoti
mentre la pioggia cade senza fine
*
Le notti d’autunno
dicono siano lunghe:
ma se le passi con l’amato,
prima che tu possa accorgertene,
l’aurora è già sorta.
*
Cedendo all’anelito
senza fine, verrò
a trovarti nella notte;
la gente sospettosa non sorveglierà
anche il sentiero del sogno.
*
Sola e triste
sono l’erba galleggiante
tagliata alla radice:
la corrente più forte
mi trascina con sé.
*
Non sa forse che sono
una desolata baia inospitale
ove non vegeta la tenera alga?
Il pescatore si ostina a venire
trascinando le gambe sfinite.
*
Forse ero assorta in pensieri d’amore
quando chiusi gli occhi?
Lui comparve.
Se avessi saputo che era un sogno
non mi sarei svegliata.
In suo onore, la linea di treni ad alta velocità che giungono ad Akita (sua presunta città natale) porta il suo nome.
Dona Amati 21.11.15
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