Strumento di penetrazione non fallico: gli occhi.
Non languidi, mai teneri. Ambigui.
L’uomo indossa uno jabot di seta, oltre alla propria nudità de facto.
La donna porta lo smoking, fuma la sigaretta col bocchino.
Lui è Ludwig, Il giardino dei Finzi Contini, la liaison con Luchino Visconti, l’interprete sullo schermo e nella vita della ‘caduta degli dei’.
Lei è l’Angelo azzurro, Lola, Lili Marlene.
Confondiamo i riferimenti, frequentiamo stanze in penombra con la dovuta sfrontatezza. La seduzione è una partita a scacchi, gioco cerebrale. Il re e la regina si sono scambiati i ruoli ma i pedoni cadono lo stesso, uno ad uno, inesorabilmente. Per muoversi su questa scacchiera occorre essere alfieri, procedere in diagonale.
Cerchiamo di risolvere l’enigma dell’eros per come lo hanno costruito due stelle del cinema, le più iconiche a livello mondiale in fatto di provocazione.
Berlino: l’epoca tra le due guerre. La città ha il prurito del libertinismo, il cabaret con le sue serate goliardiche anima le notti dell’inverno teutonico. Marlene Dietrich ha studiato canto, è un animale da palcoscenico: il suo timbro grave, la sua aria irresistibilmente tragica l’hanno già resa la vedette della nazione. È l’attrice che interpreta il primo film sonoro tedesco, diretta dal regista Josef von Sternberg, con il quale instaura un fruttuoso sodalizio artistico che li vede collaborare per ben sette lungometraggi. È proprio Sternberg, insieme al costumista Travis Banton, a mettere a punto l’immagine di Dietrich. Gli abiti maschili, i primi piani sotto i riflettori, il trucco che risalta i tratti androgini della diva.
Alle soglie della seconda guerra mondiale Marlene Dietrich è già su un transatlantico che la conduce verso l’affermazione sul pubblico americano. Dietrich cavalca il successo del suo personaggio. Nonostante si sia sposata e abbia avuto una figlia, ancora in tenera età, non perde occasione di dare scandalo. È suo il primo bacio saffico della storia del cinema, non nasconde e al contrario ostenta una frizzante bisessualità, si accompagna in pubblico a numerosi amanti:
Maurice Chevalier, Jean Gabin, Ernest Hemingway. Non nega di essersi concessa a ménages à trois, ma anche à quatre, cinq… Viene definita dalla stampa americana l’ imperatrice del desiderio e il suo sguardo da camera da letto.
Durante la guerra viene apertamente corteggiata dal Fürher che vorrebbe farne un’icona del Reich ma Dietrich respinge ogni avance e si schiera dalla parte degli Alleati. Sostenitrice di ideali pacifisti visita le truppe per sollevare il morale dei soldati.
Rientra in Europa solo a conflitto concluso ma la madre patria le riserva un’accoglienza tiepida. Per lungo tempo non riesce a ricucire lo strappo con una certa parte di Germania che l’accusa di essere stata un’opportunista, o peggio ancora una traditrice. Si stabilisce allora a Parigi, il cinema sembra voltarle le spalle, ma il suo mito è ormai consolidato e inattaccabile. Per oltre vent’anni si esibisce in giro per il mondo in spettacoli che registrano puntualmente il tutto esaurito. Dietrich si spegne a Parigi nel 1992 dopo una lunga malattia che la costringe a letto per quasi dieci anni. Muore sola –a riflettori spenti- con affianco solo alcune foto in bianco-nero e un vecchio telefono che la teneva in contatto con il resto del mondo.
Negli anni ‘70, proprio mentre Dietrich calca le scene dei più importanti palcoscenici teatrali, il grande schermo si lascia sedurre da un nuovo personaggio dallo sguardo altrettanto magnetico.
Helmut Berger è il giovane austriaco algido dalla bellezza conturbante. Lontano dai canoni della bellezza classica, Berger è perfetto per i tempi di David Bowie, Grace Jones, Amanda Lear. Longilineo, quasi efebico, il suo volto unisce i tratti innocenti della giovinezza con quelli peccaminosi dell’età matura.
Studia recitazione a Londra, lavora come modello per ateliers d’artista. Arriva a Roma per cercare di conquistare gli studi di Cinecittà. Conosce Luchino Visconti durante le riprese del film ‘Vaghe stelle dell’Orsa’: scoppia la passione. Visconti ne fa il suo protegé e gli affida il primo ruolo da protagonista in un episodio del film ‘Le streghe’ del 1964. Seguono i film importanti, quelli che hanno fatto la storia del cinema del XX secolo e che consacrano Berger al rango di star mondiale.
Nel 1975 il maestro del cinema erotico Tinto Brass lo scrittura per ‘Salon Kitty’, è la seconda occasione per l’attore di cimentarsi nel ruolo dell’ufficiale nazista dedito a torbide pratiche sessuali.
Il ‘76 è l’anno della sua precoce ‘caduta’.
La scomparsa di Visconti lo rende ‘vedovo a soli trentadue anni’. Il lutto lo devasta e lo porta ad abusare di alcol e stupefacenti. Lungo la china della disperazione anche il suo aspetto fisico viene intaccato, la bellezza sfiorisce velocemente. Gli anni che seguono sono decisamente in calo anche sul versante professionale. Le partecipazioni alla serie americana ‘Dinasty’ e allo sceneggiato de ‘I promessi sposi’ per la RAI non sono certo la punta artistica della sua carriera. Negli anni ‘90 viene rilanciato da Francis Ford Coppola che lo vuole per il ‘Padrino – Parte III’, ma è nel ‘92 che torna alla ribalta per la sua discussa partecipazione –anche se solo per un cameo- al controverso videoclip di Madonna per il brano ‘Erotica’. Si rivede l’attore nelle sue vesti di lascivo seduttore e il pubblico applaude al ritorno del sex-symbol.
La vita personale di Berger è un’altalena di contraddizioni: anche lui dichiaratamente bisessuale, nel 1994 sposa in segreto la scrittrice Francesca Guidato ma il matrimonio si rivela presto un tentativo fallito di stabilità. Nuovamente intrappolato nell’alcolismo, si concede ad alcuni programmi televisivi tedeschi dove appare in pessime condizioni fisiche. Non fa mistero delle proprie difficoltà finanziarie dovute allo stile di vita dissoluto e dichiara alla stampa di sopravvivere a casa della madre morente con appena duecento euro di pensione percepiti dallo Stato italiano. Nel 2014 lo si è visto sul grande schermo nel ruolo dello stilista Yves Saint Laurent nell’ultimo periodo della sua parabola umana.
Ascesa e declino di due astri del firmamento cinematografico, due artisti immensi che hanno riscritto le regole della seduzione e della libertà sessuale ma che pure ne sono rimaste sotto scacco.
Geremia Doria
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