
Inaugurare un premio di poesia sotto il segno della Musa potrebbe sembrare prevedibile nel richiamo esplicito alla classicità dei grandi poemi della nostra tradizione, a quell’uso retorico di invocare protezione e ispirazione per la creazione del Poeta-Vate, eppure, eluso il senso citazionistico qui l’“invocazione”, omaggio e richiamo all’Arte in generale, assume il senso di un auspicio e di un messaggio urgente. Nella nostra contemporaneità post-ideologica e “liquida”, dove per dirla con Bauman “i legami sociali e affettivi si sono liquefatti” e l’individuo vive in perenne stato di precarietà, disorientato e in balia del vuoto interiore ed esteriore, la Poesia sotto l’egida delle nove Muse assume il ruolo di un vero “scudo immunologico”.
E se le nove Muse, concepite in nove notti da Zeus e Mnemosine, Dea della memoria, oggi figurano l’idea psichica di una cura umana ed umanistica per un mondo profondamente malato, è pur vero che proprio nella parola rammemorante della poesia troviamo “l’essenza della cultura del mondo”, come ebbe a dire il Nobel Brodskij, dove il poeta (l’artista) si rivela “unico custode della civiltà che al centro si è ormai svuotata”.
Clio, Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore, Erato, Polimnia, Urania, Calliope, antichi idola di un universo intriso di aura e sacralità, ci sovrastano fiere dai versi monumentali di Omero, di Dante o di Shakespeare ma celebrarle in questi versi significa vivificarne valori e virtù, significa voler risvegliare il cuore an-estetizzato alla Bellezza e all’immaginazione, attraverso il lavoro poetico. E non dimentichiamo che per i greci poiein (poesia) era il creare, il portare alla presenza, alla luce qualcosa che non lo era, un dis-velamento sotto l’egida della Forma: armonia e misura.
Ecco perché si è voluto mettere un Premio sotto il patrocinio e la protezione della Musa, supremo ideale dell’arte, e farne così un incentivo alla creazione, allo studio del verso, alla partecipazione amorosa come dimostrano le poesie raccolte in questo quaderno. Testi volutamente brevi e per questo molto curati nella forma, nella musicalità del linguaggio con la riproposizione, a volte, di clausole metriche ma anche eterogenei nell’ispirazione a dimostrazione di come sia oggi più che mai attuale un’idea di poesia come conoscenza e virtù.
In tempi di declino e dimenticanza l’invocazione alla Musa (alle sue allegorie e figurazioni) non è assolutamente dunque preghiera ludica e anacronistica bensì movimento dell’anima necessario, ineludibile, illuminante.
Letizia Leone
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