Dieci versi per la Musa, I° edizione

Yves-Klein-Victoire-de-Samothrace-1962
Yves Klein, La Victoire de Samothrace, 1962

Inaugurare un premio di poesia sotto il segno della Musa potrebbe sembrare prevedibile nel richiamo esplicito alla classicità dei grandi poemi della nostra tradizione, a quell’uso retorico di invocare protezione e ispirazione per la creazione del Poeta-Vate, eppure, eluso il senso citazionistico qui l’“invocazione”, omaggio e richiamo all’Arte in generale, assume il senso di un auspicio e di un messaggio urgente. Nella nostra contemporaneità post-ideologica e “liquida”, dove per dirla con Bauman “i legami sociali e affettivi si sono liquefatti” e l’individuo vive in perenne stato di precarietà, disorientato e in balia del vuoto interiore ed esteriore, la Poesia sotto l’egida delle nove Muse assume il ruolo di un vero “scudo immunologico”.
E se le nove Muse, concepite in nove notti da Zeus e Mnemosine, Dea della memoria, oggi figurano l’idea psichica di una cura umana ed umanistica per un mondo profondamente malato, è pur vero che proprio nella parola rammemorante della poesia troviamo “l’essenza della cultura del mondo”, come ebbe a dire il Nobel Brodskij, dove il poeta (l’artista) si rivela “unico custode della civiltà che al centro si è ormai svuotata”.
Clio, Euterpe, Talia, Melpomene, Tersicore, Erato, Polimnia, Urania, Calliope, antichi idola di un universo intriso di aura e sacralità, ci sovrastano fiere dai versi monumentali di Omero, di Dante o di Shakespeare ma celebrarle in questi versi significa vivificarne valori e virtù, significa voler risvegliare il cuore an-estetizzato alla Bellezza e all’immaginazione, attraverso il lavoro poetico. E non dimentichiamo che per i greci poiein (poesia) era il creare, il portare alla presenza, alla luce qualcosa che non lo era, un dis-velamento sotto l’egida della Forma: armonia e misura.
Ecco perché si è voluto mettere un Premio sotto il patrocinio e la protezione della Musa, supremo ideale dell’arte, e farne così un incentivo alla creazione, allo studio del verso, alla partecipazione amorosa come dimostrano le poesie raccolte in questo quaderno. Testi volutamente brevi e per questo molto curati nella forma, nella musicalità del linguaggio con la riproposizione, a volte, di clausole metriche ma anche eterogenei nell’ispirazione a dimostrazione di come sia oggi più che mai attuale un’idea di poesia come conoscenza e virtù.
In tempi di declino e dimenticanza l’invocazione alla Musa (alle sue allegorie e figurazioni) non è assolutamente dunque preghiera ludica e anacronistica bensì movimento dell’anima necessario, ineludibile, illuminante.

Letizia Leone

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