Davide Cortese

Il senso di appartenenza che conferisce all’individuo la sua identità. È Eoliano Davide Cortese, negli elementi della natura (i gelsi, le felci, le more, tra gli altri), nel calore delle isole, quello del sole, dell’estate, del fuoco e del vulcano. Soprattutto il poeta si identifica nei colori vividi del Mediterraneo: il bianco e il viola del fiore del cappero, il nero della sabbia e dell’ossidiana, e poi il blu, quel blu intenso del mare che racchiude “il tutto”. In una splendida iterazione mediata dal verbo “Appartengo” (in anafora), che trova il suo maggior piglio nel richiamo al “blu” (in epifora), il componimento, così potente nella sua linearità, si chiude con il riferimento al “vento”, come a spazzar via ogni incertezza. L’autore appartiene all’immortalità degli elementi primordiali delle sue isole. (Si noti in chiusura l’elegante gioco fonetico della paranomasia in more/muore).

Flavio Scaloni

E O L I A N O

cortese

Appartengo ai gelsi rossi, alle felci, all’uva.
Sono della foglia tonda del cappero,
del bianco e viola del suo fiore.
Sono del geco e del vulcano.
Appartengo al sole,
alla sabbia nera, al mare, alla medusa,
alla pomice che non affonda,
all’ossidiana che trattiene il buio.
Alle mie isole, al blu.
Io appartengo al blu.
Appartengo al fuoco,
all’estate, ai rovi, alle more.

Appartengo al vento,
a ciò che non muore.

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