
Io sono lo straniero: la dichiarazione apodittica del primo verso della poesia di Cortese vuole essere un annuncio, un voler “dire” lo spazio abitato dai segni della poesia, lo sconfinamento dell’anima in un nuovo stato dell’essere perché, come testimoniano le parole di Elitis, “La Poesia ci allontana dal mondo quale lo abbiamo trovato”. Allora questo speciale straniamento sigillato in parole perdute si rivela fondante occasione di alterità e mistero. Una condizione di tensione metafisica rigenerante portatrice di sola misteriosa vita.
Letizia Leone
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Io sono lo straniero.
C’è il mio sigillo su queste parole.
A voi, a te: straniero.
Il mio sigillo su parole perdute.
Sono senza città, io.
Delle strade quanto del vento.
Neppure le ossa sono il mio confine.
Abito la vita.
E vado.
Comunque voi mi amiate,
comunque voi mi odiate,
io vi sono straniero.
E straniero sono a me stesso.
Non c’è malvagità in questo,
né solitudine, in questo, credete.
Solo misteriosa vita.
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