Ma tu cosa ne sai
dei graffi al mio collo,
delle torsioni alle mani,
della fronte scorticata
al fare del giorno.
E come vivresti tu
il cambio sequenziale
di un progetto perduto
in ogni abbraccio allargato,
una digressione affollata
di voci addolcite
dalle tue voglie mancate.
E così non sai
della biancheria bagnata
la mia pelvi che piange
i tuoi colpi da lepre impazzita,
tanghero smorfioso
le braccia lunghe da scimmia
che mi perimetrano i fianchi.
Io, in ginocchio da te
come un condannato
con gli occhi acquosi,
la pancia molle tirata dentro
senza fiato, la bocca piena
e riuscire a dirti “ti amo”.
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