Appunti di viaggio: verso il festival poetico in Gallia

XXV MIEDZYNARODOWA GALICYJSKA JESIEN LITERACKA

anna_modifIl notevole ritardo del volo RF9622 Roma –Cracovia non fa altro che accrescere la mia preoccupazione. Sono già abbastanza agitata al solo pensiero di dover salire a bordo di un aereo, evitando accuratamente qualvolta posso, di occupare il posto accanto al finestrino.
Poco prima del decollo le solite raccomandazioni sulla sicurezza. Chiudo gli occhi. La voce dell’assistente di volo risuona come in un acquario.
Intanto l’aereo inizia a correre sulla pista sempre più veloce e mi ritrovo a stringere forte la mano del ragazzo terrorizzato che mi sta accanto, lasciando le impronte delle mie unghie sulla sua pelle.
Pochi attimi dopo ci ritroviamo appesi tra il cielo e la terra e rallento la presa. Imbarazzata mi scuso. Iniziamo a parlare scoprendo che la paura condivisa pesa decisamente meno.
Poi di nuovo calma, cerco di leggere qualcosa, scrivo appunti per catturare ogni singola emozione di questo viaggio nel mio paese di origine: la Polonia. Il motivo di questa breve vacanza è il Festival Poetico in Gallia, organizzato nel mio paese da venticinque anni.
Non potevo mancare a questo grande evento dove il clima magico della letteratura è di casa. L’anno prima nello stesso periodo ho partecipato a questa meravigliosa festa di letterati, coinvolta nei simposi poetici e portavo ancora nel cuore il ricordo delle persone che giungevano al festival dalle diverse parti del mondo con un unico obiettivo: condividere la poesia come un pezzo di pane.
Il Festival Letterario in Gallia è nato nel 1978, come Festival della Letteratura Nazionale, coinvolgendo inizialmente i poeti polacchi. Le successive edizioni hanno allargato le frontiere invitando a partecipare anche i poeti dall’estero.
La convivenza delle diverse etnie che abitavano la Polonia meridionale (Russi, Tedeschi, Ucraini, Polacchi) nel passato ha dimostrato che proprio nel bilico tra le diverse culture, nel punto dove esse si toccano e convivono, nascono le gioie più grandi. Letteratura e poesia hanno sempre avuto la capacità di unire i popoli, di fare appello ai sentimenti umani, di mostrare al mondo cosa unisce le persone trasmettendo forte l’entusiasmo che serve agli uomini, invitandoli a creare ponti anziché alzare muri.
Dopo due ore di volo finalmente metto piede sulla terra ferma,ma il viaggio non è ancora finito. Prendo il treno per il centro di Cracovia, da lì mi aspetteranno altre ore di viaggio verso un paese all’estremo est della Polonia: Kasna Dolna. Quest’anno la base del nostro incontro si trova lì, nella residenza del nostro celebre pianista Ignacy Jan Paderewski.statue
Nel treno con la testa appoggiata questa volta al finestrino, ammiro il panorama. Le distese del verde, le case di mattoni con i tetti spioventi. L’aria sa di nostalgia. La gente parla a bassa voce. Un piccolo ordine fuori dal caos, la pace e tranquillità. Ci sono nata in questa terra, porto dentro i suoi battiti, eppure i suoi paesaggi non hanno mai smesso di stupirmi. Guardo la mia terra e non riesco a saziare gli occhi di questo meraviglioso ritrovarsi. Mi viene voglia di saltare fuori dal treno, abbracciare ogni mazzo di erba, accarezzare il marciapiede, sorridere al cielo. Gli occhi si riempiono di lacrime che scorrono lungo le guance. Alla stazione di Cracovia centrale mi aspetta Danuta, una collega più grande di me, invitata anche lei insieme agli altri poeti a partecipare nel festival. Non ci siamo mai viste prima.
Nei giorni precedenti al viaggio, grazie ad un’amica comune, ci siamo scambiate qualche mail scherzando e ironizzando sul riconoscersi entrambe. Lei è in ritardo, il suo volo dalla Francia ha avuto un problema tecnico e ora dobbiamo recuperare il tempo. Ci aspettano altre due ore di viaggio per arrivare a casale di Paderewski. Prendiamo le valigie e iniziamo la corsa verso la piattaforma numero dieci da dove sta per partire il nostro ultimo pullman. L’avremmo perso per un pelo, ma per fortuna siamo salve.
Arriviamo a destinazione in tarda sera. Il casale è avvolto in una fitta nebbia, l’edificio bianco del museo e la casa della servitù, dove passeremo la notte, sembrano maestosi giganti rivestiti di fumo bianco. In lontananza si intravede il bosco, l’antica riserva di caccia e dal laghetto giunge il gracidare delle rane. Fa piuttosto freddo in questa stagione dell’anno e dopo diversi anni passati in Italia ho perso l’abitudine di coprirmi bene. Cerco di correre ai ripari infilandomi due cappotti, sebbene il metterne uno sopra l’altro mi porta lontano dall’emblema di eleganza.
I segni della stanchezza sul mio volto sono evidenti, il trucco è completamente sciolto dal freddo e dalle lacrime versate durante il viaggio.
Entriamo in una grande sala e ammiro le pareti con i quadri che ritraggono il maestro Paderewski in persona. Si sentono i passi veloci sulle scale dal piano di sopra, gli altri scendono per salutarci. Cristina la conosco già, ho avuto il piacere di incontrarla al festival precedente ed è subito nata tra noi una grande simpatia. Mi viene incontro sorridendo a braccia aperte ed io sparisco in quell’abbraccio commossa perché mi sento a casa.
o-ZALIPIE-facebookL’atmosfera è accogliente, mi trovo in una grande famiglia poetica. Alcuni presenti li conosco, mi presento agli altri e poi ci spostiamo verso la cucina, dove ci aspetta il pentolone con il gulasch caldo e fumante più buono che abbia mai mangiato. Chiacchieriamo fino a tarda notte, scambiandoci ognuno le proprie esperienze poetiche e ricordando l’incontro dell’anno prima. Poco dopo arriva Andrzej Grabowski, l’organizzatore del festival, nonché poeta e scrittore di molti libri e filastrocche per bambini e ragazzi. Andrea è basso di statura e qualcuno nel passato lo ha chiamato Napoleone di provincia, ma la sua vera caratteristica è la grandezza del suo spirito instancabile con il quale affronta ogni iniziativa culturale e letteraria. Andrea da poco è rientrato in Polonia dall’Ucraina dove si è svolta la prima parte del festival. L’orologio in sala da pranzo ha appena segnato la mezzanotte. Una volta salita la rampa di scale in legno arrivo nella mia stanza e poco dopo mi abbandono ad un sonno profondo tra le calde coperte del letto.
La mattina ci ritroviamo tutti insieme per fare colazione, un altro momento importante di condivisione oltre che di sostentamento ed in questo, posso dirlo forte, la cucina del mio paese con i suoi piatti tipici dolci e salati, sa davvero soddisfare anche il palato più capriccioso. Mangiando la frittata con bacon e bevendo il tè penso a cosa ci riserverà la giornata. Dopo la colazione veniamo divisi in gruppi. Ci sposteremo in diverse regioni della Polonia, per portare la poesia nelle biblioteche, negli asili e nelle scuole. Il viaggio in macchina è lungo. Attraversiamo centinaia di chilometri sulle autostrade scorrevoli e semi vuote. In macchina insieme a me ci sono Bolodimir Garmatiuk, poeta e giornalista appassionato di fotografia e Vladimir Stockamann, poeta e musicista che da diversi anni vive a Cracovia. Entrambi parlano perfettamente la mia lingua. Durante il viaggio conversiamo allegramente con Andzrzej Grabowski alla guida. Lo spirito poetico galleggia nell’aria tenendoci svegli. Arriviamo a Kolbuszowa. Il direttore della biblioteca comunale ci accoglie calorosamente e con gioia. Ci conduce nella sala delle conferenze dove ci aspetta il tè con i pasticcini. Mentre conversiamo ogni tanto guardo fuori dalla finestra notando un curatissimo giardino con delle rose. Poco dopo mi annunciano che in biblioteca sono già presenti gli ospiti, una classe di liceali arrivati appositamente per “l’incontro con l’autore”, la lezione di poesia che avrei dovuto condurre dopo poco. La notizia mi coglie di sorpresa, è un grande onore ed una assoluta novità.
Poco dopo mi trovo di fronte a questi esseri giovani, con i loro occhi puntati addosso. Mi sento un insegnante alla sua prima lezione e pronuncio la prima domanda legata alla circostanza, tanto per rompere il ghiaccio (da qualcosa bisogna pur cominciare): “Avete mai visto Monalisa smile?”.image5
Poi tutto d’un tratto la mia testa fa un viaggio indietro nel tempo, ad una quindicina di anni fa quando ero una liceale anch’io. Cosa mi sarebbe piaciuto sentire – penso. E mi viene di parlare dei sogni, dell’amore, del sesso, della droga, dei loro problemi, comuni, universali, mai scaduti. Scelgo di parlare della VITA, per condurli alla poesia attraverso la vita stessa, citando Bukowski, Nietsche, Bergson, condividendo con loro le mie esperienze e catturando la loro attenzione.
L’incontro con l’autore termina con l’intervento di uno degli studenti che a nome di tutta la classe mi ringrazia regalandomi una rosa e dicendo: “Lo sa, signora, grazie a lei ho scoperto che la poesia non è affatto noiosa”. Mi commuovo e con gli occhi lucidi lo abbraccio.
La seconda tappa del nostro viaggio è Zalipie, il villaggio più colorato della Polonia. Le case sono dipinte a mano secondo la vecchia tradizione degli artisti che vi abitano, paesaggi floreali sulle pareti delle abitazioni, delle stalle, sui pozzi, nelle chiese. Persino le case delle api e le cucce dei cani sono immerse in colori vivaci rispecchiando il folclore e l’antica tradizione.L’atmosfera fiabesca di un tempo che sembra essersi fermato.
A Zalipie incontriamo il resto del nostro gruppo. Di nuovo insieme a scambiarci emozioni.
Il tempo di scattare qualche foto del gruppo per catturare questi momenti e siamo pronti per ripartire. Ci aspettano in Biblioteca a Olesno, una città ad est della Polonia, dove si terrà la serata di inaugurazione dell’Autunno Poetico in Gallia.
pederewski house3Arriviamo nel tardo pomeriggio e lasciamo la macchina sull’ampio parcheggio accanto alla biblioteca. La luce pallida dei lampioni illumina il vialetto che conduce all’ingresso principale lasciando intravedere le piante di oleandro ed una fitta vegetazione ben curata. La direttrice della biblioteca ci viene incontro e iniziamo a seguirla lungo il corridoio circondati dai libri. I vecchi scaffali e le mensole di legno sulle pareti mostrano letteratura di ogni genere, i poster dedicati alle première cinematografiche e dischi in vinile. Ho la sensazione di essermi ritrovata in un’altra epoca. Nella mia testa di nuovo inizia un viaggio nei ricordi d’infanzia, le giornate passate in libreria con mia madre libraia. Profumo di carta. Profumo di libri.
La biblioteca inizia a riempiersi di gente. Tutti in attesa della serata di gala. Ci sono tanti poeti e ospiti stranieri giunti al Festival da diverse parti del mondo. La grande sala che ospita il palco è immersa nelle luci soffuse creando un’atmosfera magica. Poco dopo iniziano le presentazioni e i poeti intervenuti vengono invitati sul palco a leggere le proprie poesie. Sullo sfondo del palco il grande poster mostra la scritta “Polonia e Ucraina sopra le frontiere”. Ho gli occhi pieni di lacrime quando le luci in sala si spengono e Lam Quang My, un poeta vietnamita che ho conosciuto l’anno prima, inizia a cantare la sua poesia in lingua madre. Non capisco le parole, ma sento che questa bellissima nenia parla d’amore, c’è tanta sofferenza e ogni parola tramutata in nota mi tocca qualcosa dentro. La sottile fiamma della candela accesa illumina il suo volto e tutti noi restiamo stupiti ad ascoltare in penombra. Quando salgo sul palco per leggere la mia poesia mi tremano le gambe, le emozioni si fanno sentire e non mi lasciano più. Ancora una volta mi sono sentita a casa. La gratitudine negli occhi della gente che ha la poesia nel cuore è grande e la porto via con me giorno dopo nel viaggio di ritorno verso la mia seconda casa-Italia.

Anna Jolanta Lagoda

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