
Nei versi di Annamaria Giannini le rappresentazioni sensibili diventano oggetti in un processo di fusione con l’io, così il paesaggio di una città quale Lisbona diventa la tela di materia e di poesia che trama, passo dopo passo, sensazioni e condizioni di questa “realtà”. Il flusso complessivo della narrazione procede per “casi” isolati di fantasmi da ascoltare sulla schiena.
Fantasmi che si rivelano nella loro essenza di condizioni esistenziali: il poeta ha ormai assimilato in sé le cose, i fatti, gli ambienti in un bosco intimo che ha uscite al vento.
Letizia Leone
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Nell’abitarmi, aria
c’è una stanza dell’abitarmi, aria
dove poso le domande sospese
che so risponderò solo più tardi
quando avrò mangiato ogni temporale
e dato un nome a tutti quei silenzi
che riportano in vita i nostri morti
(quando d’inverno un poco di legna al fuoco
ravviva la mancanza delle braccia)
vorrei fosse per te un promemoria
quello spezzarsi in rami che trascrivo
sulla lavagna delle cose belle
come fossero punto per partire
per rivedere il bosco ad occhi lievi
invece avrai quaderno e penna nuovi
domande su un domani che non ho
le mie certezze fili delle tende
che cambierai
***
Lisbona
eppure ogni persiana ha gli occhi
ruba la vita nelle strade strette
un fiume che l’argilla fa passare
Così ascolto il pianto dell’oceano
disegni d’ocra sulla veglia tua di madre
il battere di tacchi sul selciato
le notti di taverna e una signora
dai fianchi fatti d’onda, labbra rosse
lei si nasconde dietro un riso d’aria
ma se la cerco so dove incontrarla
Lisbona dai capelli lunghi
eppure ogni cuore ha un fianco insonne
fantasmi da ascoltare sulla schiena
poi l’eco delle mani, le preghiere
chine alla distanza che non disseta
piove su Lisbona dai capelli rossi
lei che divide in pugni il grano buono
come a scrivere bocca su ogni spiga
la puoi trovare dove finisce il mare
si sottrae, nel bosco intimo
che non ha uscite al vento
***
cuore di bambola
È nello spazio improbabile del cuore di una bambola
che vorrei fuggire, là dove tutto è da inventare, dove
giochi d’ombra divengono respiri e il vento mai è foriero
della morte giovane a far cadere il cielo negli occhi di una madre
c’è il segreto di un bacio nello sguardo che ai disattenti
fisso appare, il sapore delle more, la paglia intrecciata dei destini
la ruota di una gonna colorata ad inventarsi fiore tra le pietre
un girotondo d’anime da fare invidia a Dio
Lui, il cuore delle bambole, batte tra mani bambine
e non cerca niente che la parola amore, come una vela
il mare
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