Angelica Porrari – La Couvade

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Angelica Porrari è una giovane videoartista. Le sue opere sono da contemplare come fotografia in movimento piuttosto che come narrazione filmica con uno sviluppo temporale canonicamente inteso. Questa caratteristica nasce dalla sua intenzione di rendere eterno il frammento di un istante, dilatato ed amplificato. Il singolo gesto si fa portatore dl significato delle immagini. Le fonti cui attinge sono miti, riti antichi e leggende di qualsiasi paese, da lei rinnovate in chiave contemporanea.

L’estetica del suo lavoro offre un frequente rimando alla pittura rinascimentale italiana.
Luci forti e contrasti marcati isolano le figure nello spazio neutro dove ogni elemento nella composizione visiva è significativo. La suggestione ancestrale, il potente impatto visivo e la purezza estetica dei suoi lavori si fanno voce, anima e corpo in uno stile artistico chiaro e definito, inconfondibile. Ideazione e realizzazione di ogni opera sono curate dall’artista fin nel più piccolo dettaglio: scena, luci, performance, post-produzione, suono e montaggio.

Angelica Porrari porta avanti dal 2007 il suo progetto Gloves’Stories, soffermatosi recentemente sulla ricerca del “limite”, impalpabile e mutevole luogo di conoscenza.

In questo articolo si propone uno dei suoi ultimi lavori: Couvade.

La Couvade è un antico rito durante il quale i futuri padri simulavano il parto della propria compagna ed è citato nelle Argonautiche di Apollonio Rodio. La gravidanza, per gli antichi, è il momento in cui la donna possiede un grande potere di cui gli uomini vogliono cogliere il segreto. Segreto ai giorni d’oggi ancora celato.
L’artista attualizza questo rito sottolineando l’importanza dell’uomo nella gravidanza. Nove mesi in cui il futuro nascituro può sentire anche il padre oltre che la madre. Il dolore simulato dall’uomo si concretizza e diventa reale e percepibile nella donna che, pur mantenendo l’arcaico segreto, si apre alla condivisione di ciò che in quel momento le è più sacro.

L’artista ha voluto proporne la narrazione attraverso una composizione visiva che rimanda alle pietà rinascimentali. Il camice azzurro, colore indossato dalla Madonna nell’iconografia classica, in questo caso è indossato dall’uomo.

 
 
 
 
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Arianna Degni/Xxena

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