Pietro Bomba

Questa serie si esaurisce con questi due esemplari, anche se nella mia mente ho continuato ad immaginare e a progettare verosimilmente di realizzarne degli altri. Continua ad essere una mia visione. Ciò che riesce a catturare la mia soddisfazione è la “casualità controllata” del risultato e l’unicità irripetibile delle imperfezioni. Non parlo solo del soggetto, ma anche del mezzo e del modo. Non a caso spesso mi affido a macchine traballanti, otturatori incerti, obiettivi sporchi, a pellicole scadute. Mi piacciono le cose vissute, gli occhi che hanno visto tanto, i cuori che hanno atteso per troppo tempo e mi piace pensare che non lo abbiano fatto invano.
Ciò che guida filosoficamente la mia esistenza è una perenne ricerca dell’”essenza” in ogni aspetto della vita, nelle persone, nei sentimenti, negli oggetti, nei luoghi, nelle idee.. e mi interessa l’intreccio con l’assonante e opposta “assenza”. Un intreccio multiplo e ridondante, un riverbero di rimandi in cui l’assente risulta a volte più presente del presente e il presente anela all’essenza dell’assente. La verità è che sono un fotografo poco produttivo: fotografo con la mente e poi mi pento del mio integralismo che considera l’immagine o la parola una inevitabile riduzione, in perdita, del pensiero, per poi rendermi conto che proprio fotografie e parole stanno lì a ricordarmi ciò che il pensiero ha mille e mille volte perduto in nuvole di fumo. La fotografia per me è memoria.

Pietro Bomba

 

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