Indomite stringhe
Il cordone ombelicale che genera vita e sussistenza all’essere umano, viene trascinato, durante la durata dell’esistenza su questa terra, come un fardello. Un fil rouge congenito che dà e toglie allo stesso tempo e nega, a lungo andare, la libertà di maturazione e crescita individuale ma nello stesso tempo costituisce un “nido” sicuro poiché è un ritorno alle origini della vita di ognuno di noi.
Nella crescita fisica ed intellettuale, questo cordone finisce per tirare all’interno insopportabili legacci di memoria e di storia irrisolta, quei tessuti interiori che si irrigidiscono ad ogni minimo movimento del corpo e che dovrebbero, invece, esplodere e maturare. Il laccio vitale che tiene a sé incondizionatamente, stretto all’inverosimile, a tal punto da conviverci quotidianamente, ricorda le nostre radici, da dove veniamo e perché ci siamo, hic et nunc. A volte si tende a ricreare quel legame profondo con l’origine primigenia della vita per poi perderlo in continuazione ed incessantemente.
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Nell’orbita della vita siamo tirati e legati, da una parte, dall’altra con difficoltà riusciamo a tenere il punto. Il punto fisso e fermo della nostra esistenza, perno certo nell’incerto, incessante moto perpetuo degli eventi. Ognuno di noi tiene stretto a sé il ricordo di un torto subito, di un abuso inconfesso, di una tiepida gioia che allenta la tensione; giostre di tiritere monotone come mantra. Un “tira e molla” giocoso e pericoloso che mette in dubbio ogni minima certezza di ciò che siamo o che vorremmo essere e per la quale ci rendiamo conto non saremo mai.
I legami affettivi che si vengono a formare durante il corso della propria vita creano quei legami indissolubili eppur effimeri in cui si relazionano persone, animali ed oggetti, tutto ciò che ruota intorno a noi. Spesso si tende a sciogliere le forti stringhe che confinano un animo ribelle, mentre è facile ricostruire la trama intessuta fatta di convenzioni sociali, per i più miti.
Se metaforicamente i lacci, le stringhe rappresentano i legami, le relazioni interpersonali, i contatti fisici con il mondo che ci circonda, esiste una pratica “antica” sessuale e/o voyeuristica, il bondage, che crea quelle costrizioni fisiche che impediscono di muoversi, di vedere e di parlare. Costrizioni che danno piacere, sottomissione dei sensi umani, in cui si scopre quel senso di umiliazione, sottomissione, prevaricazione correndo sul filo della violenza non espressa ma in potenza. Quelle corde che pendono dal soffitto devono solo far provare piacere, una preda appesa al piacere effimero di una stretta momentanea; carne da macello e brandelli di piacere.
Sara Lombardo
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