Viaggiatori tra mondi, gli artisti, capaci di attingere al vasto repertorio dei simboli e di rielaborarli, restituendoceli sotto forma di prodotto di un processo creativo.
Lo stesso Freud aveva intuito come i sogni e l’arte facessero ricorso ad espedienti simili, come metafore e metonimie, per svelare/occultare il loro contenuto; fatto non sorprendente, se si suppone che il “mandante” sia il medesimo, cioè l’inconscio.
E perfino il mondo scientifico, ci fa notare Alberto Munari[1], quando si trova a dover esprimere idee nuove, in assenza di punti di riferimento e di un linguaggio appropriato, può ricorrere ad una forma comunicativa diversa da quella canonica, analitico-descrittiva, quale si configura, appunto, la metafora che, mettendo in relazione entità fino a quel momento considerate separate, si fa mezzo di conoscenza. E così l’arte, espressione metaforica per eccellenza, diventa essa stessa strumento gnoseologico, grazie alla quale nuovi nessi tra elementi distinti vengono alla luce.
I mutamenti sociali, il passaggio alla “modernità liquida”, secondo l’ormai famosa definizione di Z. Bauman, e la trasformazione del soggetto umano in consumatore e quindi merce, portano alla ribalta la necessità di nuove forme d’espressione, come la neon-avanguardia di cui riferisce Ivan Pozzoni, mentre Anna Laura Longo propone una installazione visuale, una sorta di occhialoide, per sottolineare un desiderio di visione, calibrata ed espansa sul mondo.
Alla luce del tema prescelto per il presente numero di Diwali, un posto importante non può non occuparlo la fotografia, nello specifico quella, segnalata da Simone Scaloni, dell’emiliano Luigi Ghirri, artista capace di ritrarre scene naturali come fossero visioni di fantascienza e nei cui scatti mondo interiore e realtà esterna si trovano in equilibrata risonanza.
Di questo passaggio interno-esterno, della necessità propria dell’artista di creare nuovi mondi e di fungere da tramite tra il simbolico, inconscio, e la realtà sensibile e del legame col Lettore si tratta, infine, nel saggio sulla visionarietà della letteratura (Meloni), mentre Pitaro ci restituisce lo sguardo lucido e critico di Pasolini nella critica all’omologazione e al totalitarismo dell’apparire della cultura contemporanea, in cui l’uomo sempre più rinuncia al Se-stesso per il Si-stesso[2].
Buona visione
Alessandra Carnovale
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