Solo a noi, esseri umani, può manifestarsi l’osceno. Che non è solo corpo nudo e aperto, che non è solo animale, è qualcosa che attiene allo sguardo dell’uomo, alla sua apertura, alla sua ferita, alla sua scissione. Al nostro sguardo colpevole, finanche i vegetali possono trasformarsi in strumenti di piacere. «Gli alberi coprono il suolo terrestre di una quantità innumerevole di verghe fiorite drizzate verso il sole», scriveva Bataille in Anus solaris. Lo sguardo umano può infatti non solo spogliare, ma soprattutto rendere osceno, ogni oggetto, di ogni regno. Il nudo, minerale-vegetale-animale, agli occhi dell’uomo repelle e attrae allo stesso tempo, perché richiama qualcosa che oltrepassa la semplice visione immediata. Un sesso femminile spalancato, un sesso maschile eretto, sono molto di più che un richiamo sessuale, com’è per gli animali. L’esposizione genitale non si limita a eccitare, ma testimonia la frattura che tragicamente o parodicamente esperiamo, tra il biologico manifestarsi e…l’osceno insinuarsi appunto. Che sia diretta come nella pornografia o metaforizzata come negli alberi batailliani, l’esposizione del corpo solo per l’uomo significa, rimanda ad altro. E per questo altro cui rimanda, attrae ma anche repelle. Solo ciò che al contempo repelle e attrae, è in questo senso osceno. L’intimo-pubblico, il risolutivo-problematico, la ferita-ricomposta, il vuoto-riempito.
L’erotismo tenta di rigiocare questa oscena crepa dell’essere a vantaggio della vita. L’aperto che si chiude, spinta che tenta di ricomporre la frattura, disperatamente di colmare l’abisso. L’erotismo sfida l’osceno per rivalorizzarlo, investendo il nudo di un senso animale: richiamando alla copula come speranza di fusione amorosa, l’erotismo promette una momentanea riconciliazione con l’animale che pure ci appartiene. L’erotismo nega il corpo nudo come osceno, rivalorizzandolo come oggetto di desiderio, quindi promessa di godimento e, infine, appagamento. Ma, si sa, il tempo segna il limite di ogni esperienza umana. L’angoscia che talvolta attanaglia l’uomo dopo il coito, non è altro che il simbolo della consapevolezza ritrovata di una impossibilità essenziale: è il nostro sguardo ad essere scisso, è il nostro sguardo a dover essere reciso, come nella Storia dell’occhio, o nella scena che apre a Un cane andaluso.
Diwali – Rivista contaminata
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