Bisognerebbe avere l’accortezza del rispetto nel riconoscere l’altro senza definirlo, senza cadere nella tentazione del possesso o della classificazione. Il sasso appartiene alla montagna? Non ora, non più. Fanno parte, il sasso e la montagna, dello stesso regno? Il regno minerale? E chi lo dice che si tratta di un regno? C’è un re o una regina? Esiste un regno animale contrapposto a quello vegetale o a quello umano? Credo che ogni entità presente, o assente, nel mondo, universo, terra… serva e venga servita. Ognuno usa, utilizza, sfrutta l’“altro” in un gioco armonico di eterno movimento, piccolo o grande, veloce o lento, ognuno per un suo scopo innato. C’è sempre qualcuno o qualcosa meno nobile o più nobile di un’altra. Non esiste superiorità o inferiorità; esistono tanti punti di vista o di vita, piccoli e grandi mondi e modi relativi. Ognuno cerca, per sua stessa natura, di espandersi e di difendersi dall’espansione altrui. Ogni esagerazione porta scompensi, squilibri che sfociano in una ricerca proporzionalmente violenta di armonia. Non si tratta di un’armonia ideologica. È semplice natura. Chi considera un uomo come un animale o un animale come un uomo commette forse lo stesso genere di errore: il mancato riconoscimento della dignità di ognuno, della sua natura, della sua unicità. Anche chi tratta un uomo come un altro uomo, invece di osservarne l’individualità, commette lo stesso errore. È il senso del possesso che ci tradisce. La voglia di controllo che ci fa delirare. La possibilità di giudizio, che ci rende osceni.
Pietro Bomba
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