Che io mi benedica – Luisa La Terra

Mi tocco la testa, è calda, sono seria.
Respiro e chiudo gli occhi, mi concentro.
Tocco tutte le sporgenze,
le palpebre tremanti,
la bocca aperta e la lingua morbida,
infilo le dita dentro al naso, nelle orecchie,
mi appendo ai lobi,
sono sospesa.
Lecco le mani, le braccia,
sono salata,
i peli si appiattiscono, diventano lucidi.
Poi è il collo,
tocco le vene gonfie di piacere,
verdi radici che si arrampicano.
Le mani strisciano lentissime e si riempiono dei miei seni,
li strizzo piano,
faccio un giro sull’ombelico, esploro il ventre.
Le smagliature dei fianchi sono segni che solcano indelebili la mia carne,
sembrano incroci di fiumi secchi,
mappe geografiche di ferite cicatrizzate.

Scivolo.

La vagina è umida mi tocco, mi percepisco.
Sono un mondo a parte.
Sono l’unica abitante del pianeta me stessa,
qui è bellissimo, qui comando io.
Sono il maestro che dirige l’orchestra del piacere
ed è un crescendo di tempi composti in dodici ottavi,
emetto suoni alterati di diesis e bemolle,
ed è l’apoteosi del trionfo.
Chiudo il pentagramma con un sorriso intimo
che io mi benedica.

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