
Una donna, un uomo. O meglio una donna, tanti uomini.
Una donna che vende il proprio corpo, il proprio sesso: offre piacere, riceve denaro.
Il sesso, appunto, come posSesso. Ma chi possiede chi?
L’uomo che paga o la donna pagata? La donna che depaupera il suo io riducendolo a carne, a merce da comprare e usare o l’uomo che pur di “godere” compra il piacere?
Non è forse nella aprioristica ricerca di assenza di intimità e di complicità che l’uomo nega il significato intrinseco della sessualità, della sua sessualità?
Impossessarsi della bellezza di un corpo, senza viverla, senza conoscerla, senza entrarci dentro – se non meccanicamente e con l’arroganza del diritto a farlo sancito dal denaro – non significa forse svilire e negare la propria capacità di desiderare e essere desiderato? E il sesso senza desiderio dell’altro nella sua interezza è un sesso privo di erotismo, cioè di quella forza del pensiero che ha un potere immenso.
Terminato l’amplesso, finito di “consumare” ciò che per cui si è pagato non resta che il solo corpo ormai svuotato dell’unica linfa vitale; un corpo abbandonato alla solitudine di un appagamento che non conosce condivisione né intimità.
E la donna? Spettatrice attiva del piacere altrui, ora passivamente attende solo che lui se ne vada.
Silvia Sasso





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