Ferita, passione.
Ferita dell’arte, dalla quale sgorgano immagini, corpi, parole: un parto imbevuto ancora di liquido amniotico, di materiali in cui galleggiamo dalla nascita.
Passione, ferita.
«Il telo di lino è un “oggetto” estremo, come l’urlo seguito dal silenzio che traveste ed occulta parole e geometrie in un rimando che giunge alla sintesi: al Silenzio di Dio», scriveva Wolfango Telis.
E noi qui lo presentiamo, nel träumen che travalica il tempo, costruendone un altro, lontano e evocativo, o presente, ma mai raggiungibile (forse?).
Silenzio.
Come quello che segue al trauma, non escluso quello creativo: e che sia anche il Silenzio di Dio. Se in esso risuona il vocabolo della forma.
Silenzio.
E volutamente scegliamo di intrecciare alle opere di Telis dei versi poetici: il calco della forma nel vocabolo del silenzio.
(calchi poetici di Maram al Masri e Davide Motta)
Isadora Keelahan

Deriva
Il paradosso sita fra gli eventi
geo politico bellici
delle nostre terre
altro che un click un ciak un gazebo …
La Psiche vaga in camicia di forza!
Impone Silenzio! È sfatta d’energia!
Ogni giorno a tutte le ore
Cupi Tutori di gommoni
con a bordo disperati senzanome
parte da Itaca o Bengasi o Tripoli
e si sbarazzano della dignità
prima a Lampedusa
e poi in Sicilia
Davide Motta
Visione negata
L’ombra del tuo corpo
s’insinua severa
e arguta
nell’inconscio.
Vespa killer sul derma,
infezione amorosa
che non teme cura,
semplice
pomposo panorama
per l’ora desolante.
Sei il cardine della
mia materia,
un insigne castigo
che si vena di colori strappati
a fuochi cenere e ghiacciai
nei cantori del mio profondo.
Un silenzio fatuo
annuncia l’avanzar di coralli
su un drappo di seta bagnata
che ravviva il tuo seno.
Sei lembo d’una carezza,
la speranza oltre il crepuscolo,
greve memoria
d’estatica leggerezza.
Davide Motta

Burqa
Le donne come me
Le donne come me
non sanno parlare;
la parola le rimane di traverso in gola
come una lisca
che preferiscono inghiottire.
Le donne come me
sanno soltanto piangere
a lacrime restie
che improvvisamente
rompono e sgorgano
come una vena tagliata.
Le donne come me
sopportano gli schiaffi,
senza osare renderli.
Tremano di rabbia
e la reprimono.
Come leoni in gabbia,
le donne come me
sognano
di libertà…
Maram al Masri
Wolfango Telis (1942-2012): artista contemporaneo, desiderava soltanto arrivare al punto cruciale del suo operato: esprimere la vita. Chiunque abbia avuto l’opportunità di entrare in contatto con le sue opere ha spiccato il volo; ha vibrato come corde di un pianoforte a coda, martellate duramente per emettere quella determinata melodia pittorica, capace di penetrare le membra dello spettatore.
Tutte le sue opere attualmente sono vendute e sparse per il globo. Dal 2000 in poi la sua attività diventa sempre più viscerale, rigorosa, entropica. Concepisce svariate serie di lavori: Visione Negata, Broken Time, MEDIterraNeA, Identità Perduta. Il suo personale stile sempre più concretizzato, estremo, ad impatto, ha come massima aspirazione dar voce ad una universale visione della condizione umana. Davide Motta, Resp. del M.I.W.T.A. Organization (Independent Media Wolfango Telis Art) con l’assenso dell’erede, la figlia Angela Intelisano, continuerà a seguire le volontà del “Wolf” nel gestire e promuovere l’arte contemporanea alle generazioni future.
«La verità sta in un luogo che non si vede soltanto con gli occhi e che non si può segnare su un foglio di carta; un luogo equidistante fra quel che esiste e la tua speranza, fra la realtà delle cose e il tuo sogno di esse.
Il viaggio dell’arte non è mai quello che ti aspetti, mi dicevo, però dovevo “nutrirmi”, quindi mettevo insieme i testi sacri e profani secondo i giudizi che le caste intellettuali esprimevano, in un periodo in cui si edificava l’intolleranza e la violenza.
Leggevo e dipingevo, come chi credeva nella innocenza, nell’impunità dell’arte e del pensiero.
Cominciavo a cercare il mio Graal inseguendo percorsi lontani da ogni omologazione culturale».
Wolfango Telis
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