Il vuoto (in)colore
Ci sono parole che sono indissolubilmente parole-immagini-suoni, che seducono ma non significano, che avvolgono ma non parlano. Il vuoto. Risultato di un’azione o condizione primordiale, origine del mondo o figura della catastrofe?
Come lo spazio che non può accogliere niente, il bianco nel quale tutto si dissolve, ma anche il luogo, il solo, in cui qualcosa può darsi. Il creato, se non in Dio, è nell’assenza di ogni cosa. Se non è nel vuoto, la nascita non è che generazione: il creato presuppone…il nulla. Possibilità assoluta del pieno, allora, non solo come suo opposto: il vuoto è del pieno anche origine…e fine.
La fine è nel vuoto, come l’origine è senza dei. E le nostre vite…
Il vuoto è ciò che si ricava, quando si elimina per ricominciare, e si purificano i peccati e si assolvono i peccatori. Farsi vuoto intorno per esistere di nuovo. Vuoto come ricominciamento assoluto. E infatti, vuota è la mente che si appresta a raccogliersi, vuota la testa senza interrogazione possibile. Ma anche punto di innesco del vortice dei pensieri. È l’assenza di malattia, perché la precede nella nascita e la segue nella morte.
I colori sono costretti all’impurità della superficie che colorano. Alle sue pieghe, come al colore che già-da-sempre le colora. Solo nel vuoto il rosso è se stesso, e il nero è proprio nero, come il giallo, e il verde, e ogni colore a nostro piacimento. Un tripudio di colori liberi, incondizionati, non costretti a sommarsi tra loro. E i suoni?
No, nel vuoto non si propagano, ci hanno insegnato. E come chiamare allora la vertigine che attraversa le nostre gambe, ora roboante ora melodiosa, ora armonica ora scomposta? Qual è il nome del monstrum che ci separa da dio, mentre noi, umani nonostante tutto, sgomberiamo l’occhio dalle vecchie forme che ci condannano a ripeterci all’infinito, in mezzo tra cielo e terra? Forse vuoto è il suo nome, condizione per riappropriarsi del mondo e renderlo casa per nuove tonalità, solo nostre. Infine pienamente individui, insieme affacciati sull’abisso della creazione.
Diwali – Rivista Contaminata
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