Un abisso, il baratro delle coscienze. Il colore è il nero, del torbido, del liquame, dei vermi che penetrano nel cervello. Un testo forte, di grande impatto visivo. Immaginifico, pulp, provocatorio fino ad essere angosciante. È forse questa l’eredità lasciata dalla beat-generation statunitense e dalla letteratura gotica europea, fino ad arrivare agli scenari di un sempre più apprezzato Tim Burton. (Flavio Scaloni)
SULL’ABISSO
Tunnel profondi di tele nere, vele del buio
sfilacciati percorsi duodenali contorti
cervelli bacati da increduli vermi
prendono per mano inermi dispersi
nel precipizio ingordo che abbaglia
fosforo offeso da quisquilie inguardabili
inguaribili ferite al buonsenso
al bisogno di nient’altro, che aria…
Gocce inclementi di nauseanti liquami
sgorgano dai muri putridi in grumi crudi
torbidano l’ampolla del silenzio afflitto
dall’incalzare pulsante dei tonfi sordi
scaraventato a calci in trappole truci
flebili legami di “lego” trasparenti
sinapsi assenti, per malattia senza rimedio.
Bocche aperte appiccicate a teste vuote
zucche rinsecchite, tutt’occhi spalancati
costantemente sintonizzate sull’abisso
di amichevoli consigli “smacchia-acquista-decidi-adesso”
nei declini inarrestabili che conducono a un sonno brullo
anche chi di loro giura e spergiura d’essere ben sveglio…
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