Il dissacramento estetico ha il ruolo primario di evadere in questa generazione in antitesi con il bello. Questo primo approccio con il rinnovamento del già moderno, collima in un perfetto disequilibrio amletico attraverso la velleità di un sistema sociale corrosivo, ovvero quello di imporsi come unico idolo o divinità.
Lo scardinare dunque l’aspirazione armoniosa e laica di una qualche suprema volontà, nell’uomo ha condotto al disfacimento illogico ed immotivato del suo stesso ego, in nome della sua profana indipendenza divenuta dipendenza del dover continuamente cercare di uscire fuori dal concetto imposto da una generazione passata.
Questo fuggi-fuggi ha impresso nel codice genetico umano il bisogno di conoscere l’altrui pensiero solo per poter controbattere opinioni divergenti dalle soggettive, generando così un infinito ciclo solipsistico di io che contrariano con il dio visto unicamente come fonte creatrice di ogni genere di vita.
Nell’eterna confusione di riordinamento culturale, si sono susseguite correnti che hanno lasciato un solco profondo nella storia dell’umanità. Tra le più pungenti avanguardie del ‘900 possiamo certo osservare con curiosa accezione sociale il dada che ancora oggi pervade e prevede il suo primario concetto simbolico, quello di scuotere gli animi del tempo dal semioblio in cui erano imprigionati.
Ad oggi però questo gesto forte, liberatorio, ha portato ad un disfacimento intellettuale ed etico (docta ignorantia), tanto che tutto diviene altro, l’orgoglio diventa infamia, la rabbia diventa coraggio ed il mondo si ribalta ed il senso eclissa in ciò che è sua natura essere ovvero incomprensibile.
La nuova volontà collettiva però, dà speranza ed incoraggia ad andare verso un diverso atteggiamento ancora più dada ed ancora più lontano dagli -ismi e dagli spasmi di un collasso globale.
Artisti come Banksy fanno del dissacramento artistico, gesto, volontà, rinnovamento, rivoluzione, gesti dal sicuro impatto emotivo che reinventano l’umanità. Oggi in questo nuovo mondo non ci resta altro se non osservare con fiduciosa speranza il prossimo cambiamento per farlo nostro alleato. [ILC]
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