La prudenza – Iole Ceruzzi

La parola è quella dell’esperienza analitica in questa prosa poetica di Iole Ceruzzi,  psicoterapeuta che segue l’indirizzo analitico transazionale e usa la parola come supporto e cura del disagio psichico. Qui viene smontato il meccanismo di un particolare sentire, quello del timore di agire e della negazione delle ragioni del corpo. La troppa prudenza addomestica le emozioni profonde e si rivela meccanismo di limitazione nel  catapultarsi nel flusso del vissuto. La prudenza come meccanismo di negazione che paralizza deviando l’espressione gioiosa di un sentimento nella sua repressione. Razionalità contro impulso vitalistico.

 

La prudenza attanaglia, ammaestra, reticola.

La prudenza non è sempre così prudente da attuare.

A volte può diventare spaventosa, la prudenza.

Arginare un problema può essere rischioso.

Ascoltami: la prudenza è un filo di rete così sottile che ti attraversa, ti divide

e ne senti il contraccolpo troppo tardi, moribondo e già ammaestrato.

Senza aver avuto la PRUDENZA di evitare di esserlo, come puoi parlare di prudenza nell’atto iniziale?

Al principio, quando non lo eri, sei riuscito ad esserlo a tua insaputa.

Non perderti.

La parola piace perché ridimensiona, rende tutto interamente visibile, la sostieni con una mano, la punta delle dita, i tuoi polpastrelli potrebbero seguirla in una danza orientale, velata, leggera…

E il resto del tuo corpo come impara la prudenza se per esser prudente  non lasci che esso conosca il piede, o la spalla, o il tuo ventre?

Come puoi imparare altro se non entra nel petto, nel respiro e fin giù nel tuo solido, ridente, così fermo e prudente corpo?

2 commenti

  1. Forte ed evidente la figurazione della prudenza, per definizione, “misura,
    ponderazione, equilibrio nel parlare o nell’agire”, che qui perde quasi del
    tutto la sua accezione positiva; una prudenza che si fa “reticolato”, talmente
    potente, talmente resistente da non potersi spezzare neanche nel momento in cui
    si fa “sottile” e leggera, così da penetrare all’interno del corpo per
    “attanagliarlo” e “dividerlo”.
    Una figura della prudenza davvero inquietante nella sua capacità di soggiogare
    una mente, un corpo.
    Non più una virtù cardinale che consente di distinguere il bene dal male e
    operare secondo ragione ma quasi una sfida, difficile e pericolosa con il
    proprio Io.
    La prudenza “può essere spaventosa” per chi non ha compreso come usarla e
    trarne quindi beneficio:
    “Al principio, quando non lo eri, sei riuscito ad esserlo a tua insaputa”.
    Bisogna imparare ad usare la prudenza per quello che è, strumento pericoloso e
    potente, senza lasciarsi guidare da esso ma essere noi stessi a brandirlo, per
    utilizzarlo all’occorrente.
    Uno scritto davvero ben elaborato, uno scritto che è quasi una speranza, un
    desiderio di potersi lasciare andare, senza trovarsi troppo prudenti e quindi
    non godersi un momento, e capaci di riscoprirsi, attraverso una catarsi fisica
    e mentale, “prudentemente” diversi.

  2. Ringrazio Filenema di questa particolare e attenta rilettura dello scritto.
    Spero possa essere una chiave di novità per te. Le visioni diverse di noi hanno sempre un sapore vivo che ricorda la possibilità che solo i più piccoli si danno: scoprire e stupirsi delle proprie imprudenti azioni.
    Alla prossima,
    Iole.

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